Il cielo illumina fiocamente le iridi nere della donna, riflettendo le sue nubi grigie negli occhi di lei. Il naso è rivolto all’insù, la donna chiede risposte a ciò che è molto oltre le nuvole. L’asfalto è un bricolage di specchi d’acqua, di immagini raddoppiate dove l’alto diventa il basso e viceversa. Il cielo piange una lacrima di pioggia sul viso di lei che invece di lacrime non ne ha più.
A Boddah. Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere un bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti della scuola base del punk-rock che mi sono stati dati nel corso degli anni, dai miei esordi, come l’etica dell’indipendenza e della comunità si sono rivelati esatti. Non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi […]