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PECHINO CHIAMA ROMA

Pubblicato il 16 Apr 2014

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Pechino: 5 giugno 1989
Il Tank tenta di voltare a destra e tu pantaloni neri e camicia bianca ti sposti a destra. Il Tank sceglie la via mancina e tu pronto, ti sposti a sinistra, passando due sacchetti di plastica da una mano all’altra e così anche la tua giacca. E quei sacchetti? Ma cosa tieni in quei due sacchetti Wang, Chung, Lyn, Wong? Magari prima di cambiare la storia e la prospettiva dell’immaginario mondiale alle porte della Città Proibita, sei passato al Mercato? Ma davvero ti sei fatto un giro al mercato rionale a ridosso di ciò che rimane dell’Ultimo Imperatore?

–      “Scusa compagno, mi puoi dare delle mele?”

–      “Scusa delle mele!”

–      “Perdono vorrei solo delle mele, mezzo chilo per favore”

–      “Fa la fila come tutti, compagno! Questo è un mercato sociale, mercato rosso, rosso sangue. Il mercato comune delle verdure del popolo. Del popolo rosso, rosso come le rape, come il sangue quando esce dal corpo squartato di un maiale, come la buccia di queste mele che non hai il tempo di acquistare.”

–      “Compagno, io mi metterei ordinatamente in fila ad aspettare il mio turno di gioco, ma ho un appuntamento con il Tempo, quello con la T maiuscola, con la storia quella con la S maiuscola.”

–      “Questa poi…. Il Tempo, la Storia… Sei giovane e la mattina dopo aver aiutato tua madre e tuo padre negli orti popolari della Repubblica Popolare dovresti studiare, scegliere una moglie e provvedere al mantenimento ed alla conservazione della specie umana maschile maoista”.

–      “Hai ragione compagno, ma che tu ci creda o no una fila di Tank su Piazza Tiennammen sta aspettando me e dopo che tu mi avrai dato questo comune chilo di mele, magari faccio in tempo a mangiarmene una. Perché no? Una mela prima di arrivare per cinque minuti alla ribalta della storia mondiale e cambiarla per sempre.”

Roma: 06 giugno 1989 ore 8.05
Via Salieri, n°5
Vano sotterraneo
Garage dell’Interno 12

-“Un po’ più a destra, così… Ed ora addrizza tutto, tutto, ecco bene, ora basta. Vai, vai, ok ci sei!”; e la manovra d’uscita dell’autovettura di suo padre dal garage era completata. Proprietà privata, molto privata, non sostare, divieto di qualsiasi accesso, passo carrabile, divieto di fermata con rimozione del veicolo e tentata rimozione del pensiero, soprattutto se libero e diverso da quello egemonico; senso unico ed obbligatorio, divieto d’ingresso, ma anche d’uscita. In caso di indipendenza o dissonanza ideologica rispetto allo statuto legislativo  familiare si proceda per motivi di sicurezza pubblica e/o privata alla installazione ed alla manutenzione di dispositivi di controllo così come previsto fin dal primo decreto Legge del venti giugno 1972, anno di nascita della primogenita nonché dalla Gazzetta Ufficiale di famiglia n° 97 del sedici aprile 1979, anno dei natali del prodotto secondo di un “coitum” dimenticato e certamente dimenticabile e rimovibile.

Roma: 06 giugno 1989 ore 15.30
Via Salieri n°5
Piano quinto, Interno 12

“Allora ripetiamo: la Cina confina a nord con la Mongolia e a nordovest con la Russia, a sud con la Birmania, il Laos, il Vietnam e con la mia totale indifferenza rispetto a questi contenuti; ad est la Repubblica popolare cinese confina con l’Oceano Pacifico e ad ovest con il Kazakistan, il Kirghizistan ed in un certo senso anche con la mia camera da letto e con la mia scrivania. La Cina in questo momento confina molto poco con il mio universo mentale ed anche il territorio cinese così diversificato corrisponde, da un punto di vista strettamente orografico, alla mia geografia interiore frastagliata e variegata. Il fiume cinese più importante è il Fiume Giallo.” Lui, il Fiume Giallo, è capace di trasportare notevoli quantità di limo fertile, ma non di farsi strada tra i canali cerebrali di neurotrasmettitori bloccati alle prese con il vortice oscuro dell’abulia proto-estiva, con un sistema cardiocircolatorio compromesso da tachicardia di natura essenzialmente psicosomatica e con un’ultima interrogazione di salvataggio in geografia. L’auto-percezione sgradevole dell’extrasistolia cardiaca è riscontrata nella paziente Marta Bordoni, di anni diciassette, in particolar modo durante il viaggio di andata e/o ritorno, o sola andata o solo ritorno, dal piano terra al piano quinto del condominio di via Salieri n°5, alla presenza del dirimpettaio e quasi Dottore in Geologia: Manni Giulio di anni ventiquattro.

“Per riprendere: nel 1949 la Rivoluzione cinese trasformò l’assetto politico del Paese. Iniziato nei primi anni Venti del Novecento, il processo rivoluzionario, sotto la guida del leader Mao Tse Tung, condusse alla sconfitta dei Nazionalisti ed alla conseguente affermazione del regime comunista di cui le masse contadine sarebbero state la forza principale di sviluppo e crescita”. Nello stesso anno 1949, nacque l’eccellentissimo Generale Bordoni, mio padre, Comandante delle F.A.F., le Forze Armate Familiari; dal 1971 il Generalissimo è alla guida di un interno golpe che depose il governo democratico dei miei nonni sia materni che paterni instaurando un silenzioso, ma non per questo meno sanguinoso regime dittatoriale. Semplicemente sanguinolento è invece il mio respiro ovarico, onda d’urto che con la sua colonna verticale non mi avverte e non mi allerta; eruzione vulcanica di un interno cratere di cui conosco globalmente la fenomenologia anatomica, ma di cui fino a tempi recenti mi è sfuggito il silenzioso mistero. Allora riprendiamo… si ripete a voce alta anzi ad alta voce: “le attuali coordinate spazio-temporali cinesi derivano da una millenaria sapienza astronomica. In Occidente, il conteggio temporale deriva in parte dall’istituzione nell’antica Roma di un calendario voluto secondo la tradizione da Numa Pompilio e principalmente regolato sul moto della Luna e fatto di dodici mesi; gli intercorsi cambiamenti affermatisi nei secoli condussero poi all’adozione del calendario gregoriano.” Il mio personale computo del tempo ha conosciuto due radicali riforme a distanza di tre lustri; ma nel 1989 quando studiavo, per l’ultima interrogazione di geografia dell’anno scolastico, nella mia camera da letto confinante ad est con la Repubblica Popolare Cinese e ad ovest con la stanza del mio vicino di casa molto vicino, non lo sapevo ancora. L’adozione del primo calendario risale alla caduta dell’Ultimo Imperatore della mia “bocca da latte” quando si aprì in essa la prima finestra sul mondo da cui entrava corrente polare anche in estate. E da lì cominciai a suddividere il tempo in due principali fasi: quanto accaduto prima della caduta dell’incisivo superiore destro e quanto accaduto dopo. La seconda definitiva rivoluzione calendariale è avvenuta alle 18.56 di quel giorno di novembre quando per la prima volta, dopo essere stati uno dentro l’altra e l’altra tutta intorno all’uno per trentanove settimane e quattro giorni, io, tua madre e tu, mio figlio, ci siamo finalmente guardati dritti negli occhi.

“La capitale cinese è Pechino con i suoi 20.693.000 abitanti, ma da domani 07 giugno 1989 saranno molti di meno. Notoriamente le carneficine ed i genocidi sono sistemi riconosciuti universalmente validi come metodi di contenimento e riequilibrio del sovrappopolamento. Anche tu Wang, Chung o in qualunque altro modo ti possa chiamare da domani, dopo aver fermato il cuore mondiale con la determinazione del respiro della Resistenza, armato di giacca e sacchetti di plastica, sparirai dal Sistema Solare, inghiottito dal potere gravitazionale del Buco Nero del Regime anzi dal Buco Rosso della Storia… Nella capitale cinese il clima è fortemente continentale. L’autunno è una stagione incantevole con cieli limpidi e giornate piacevolmente ventilate. Da maggio in poi, la colonnina di Mercurio può facilmente superare i trenta gradi ed in estate la città sfrigola sotto un sole impietoso.”

Via Salieri, n°5
Piano quinto interno 13

Il mio clima interiore, in questi primi giorni di giugno, è prettamente tropicale. La lussureggiante vegetazione del cuore conosce in tale stagione vitale il periodo di massimo fulgore, accogliendo i fulmini dello sguardo altrui, come positivo monito di tempeste emozionali imminenti. E credo di camminare sulla linea dell’Equatore, sospesa nel vortice violento di un ciclone, mentre ci addentriamo nella foresta pluviale di casa tua, Giulio, stretti mano nella mano. Questa casa percepita solo a squarci e a fotogrammi rubati dal vano comune del nostro pianerottolo, mi appare oggi carica del suo troppismo da post-boom economico, da shopping compulsivo e pre-minimal; così siamo costretti a farci largo a colpi di “Rock the Casbah”. Noi, gli anonimi vicini di casa che si salutano educatamente in ascensore, conquistano così un nome anzi due pronomi personali: Io e Te e diventano molto vicini; la Cina nel frattempo si ritira nell’Oriente estremo, cavalcando sulle parole di Joe Strummer. Allo stesso tempo, l’odore ormonale del Tempo pomeridiano in sospensione, sta diventando il nostro tempo e si accendono le lanterne rosse della mia immaginazione repressa. Nella mia mentale Piazza Tienammen per una volta, sono io quella che sale sul carro armato per parlare con il soldato visibile dalla feritoia, per parlare direttamente con il tempo con la “t” minuscola della mia storia personale. Per una volta Chung, Ming, Lin, Yun sono Io. Io ad agire la resistenza passiva alla Guerra familiare permanente e perpetrata dei No, dei Non devi, dei Non Puoi. Oggi in questo interno domestico, frontale a quello in cui abito, vivo e sopravvivo, sono io per una volta a dire: “Fermi! Tornate indietro” e sono sempre io attiva e silenziosa complice di un altro soggetto altrettanto attivo e cosciente.