In evidenza, Ospiti

La duplice cena

Pubblicato il 26 Giu 2021

Scritto da

Tags: , ,


Fare a pezzi il corpo fu più difficile di quanto mi fossi aspettato, ma ero determinato a cucinarlo per la cena tra amici e a fare in modo che i presenti si mangiassero le prove dell’omicidio, insieme a un bel contorno di patate e formaggio

Mentre Fred fischiettava cantilenando una canzoncina da vero macellaio, affilava i coltelli con un sorrisetto euforico e smanioso di terminare quel lavoretto così delizioso.

Il cervello dolce e morbido era perfetto camuffato per il dessert prediletto, un pò di panna montata, una spolverata di cioccolata e per finire un pizzico di marmellata. Ogni sua parte era dedicata ad ognuno dei presenti secondo i loro gusti personali. Sarebbero stati finalmente felici di mangiare qualcosa di così prelibato.

Non c’era rimasto quasi più nulla di talmente ricercato in quel mondo desolato e freddo in cui erano costretti a nascondersi dagli esterni. Vivevano come topi, nei pochi rifugi rimasti ancora intatti.

Pensò che sarebbero stati tutti soddisfatti di quella cena rigorosamente studiata per loro. Era riuscito a trovare anche le patate e il formaggio grazie al suo houndbot, che captava odori fino ad un massimo di 50 km di distanza, rivelandone il materiale, la scadenza e molte altre caratteristiche interessanti.

Fred non si dilettava solo nella cucina, prima della catastrofe era un ingegnere biochimico, lavorava alla Cyberfabbric di Philadelphia dove producevano robot domestici, inventando nuovi prototipi per migliorare la vita degli umani.

In quegli anni era stato indetto un concorso per sintetizzare il cibo con metodi alternativi e far fronte all’esaurimento delle risorse del mondo. Nonostante l’avanzamento della tecnologia non erano riusciti a difendere l’ecosistema, a causa di un clima più rigido dato dall’allontanamento del Sole alla Terra.

Al tempo era affiancato dal suo team di ricerca, i suoi amici più intimi, ma questo non bastò, talvolta anche le amicizie più durature finiscono per farsi corrompere da vie più rapide per arrivare al successo. Questo lo portò a non condividere più le sue idee innovative con esseri umani, (che lo avevano deluso più volte) ormai faceva affidamento solo alle sue IA.

Quella sera avrebbe avuto la sua vendetta e pensò:

«Se Susan fosse stata qui, sarebbe fiera di me.»

Mentre si gustava la scena di quella tavolata tutta imbandita, in onore del caro amico scomparso chissà come. Sicuramente erano stati gli esterni, certamente Barney si era spinto fuori il rifugio, forse era andato fuori di testa, da giorni non aveva più una bellissima cera, sembrava uno zombie che aveva appena visto se stesso.

Katy con la sua solita espressione spocchiosa si stava dirigendo nelle cucine, o almeno i resti di quello che ne rimaneva, attirata da un profumino irresistibile che non sentiva da anni.

Fred sentì i suoi passi, riconobbe subito di chi si trattava, perché anche se il clima era apocalittico, nessuno le avrebbe impedito di indossare quei tacchi che tanto desiderava esibire e che i suoi amici si erano abituati a conoscere nelle notti più fredde.

Quando lo raggiunse, si affrettò a dire con quella voce così acuta e stridula, fastidiosa come il gesso su una lavagna:

«Fredduccioooo sei tu? Cosa stai preparando di buono?»

Fred si affrettò a chiudere le porte a chiave per non essere interrotto da quella meretrice oziosa. Continuando a riprendere quello che stava facendo le urlò per farsi sentire al di là della porta:

«E’ una sorpresa mia cara Katy, quando sarà il momento vi aspetto tutti alla mensa. Avverti anche gli altri manca pochissimo, sarò subito da voi!»

La donna non se lo fece ripetere due volte, avrebbe avuto l’attenzione tutta per lei, non era così difficile se doveva competere con quella suora di Clarissa, grassa e apatica. Corse subito dagli altri saltellando come una teenager con le mutandine tutte bagnate e disse cinguettando:

«Ragazzi Fred sta preparando una cena vera! Ci aspetta tutti in sala mensa fra pochi minuti. Ha detto che è una sorpresa!»

Roy, viscido come sempre, le guardò prima la scollatura prorompente che gli rimembrava quelle notti fredde, condivise con lei, poi disse:

«Una sorpresa? Davvero? Come ha fatto a farci qualcosa di decente, con le risorse che scarseggiano?»

Si aggiunse Roger dicendo:

«E’ da mesi che mangiamo ragni, il poco cibo in scatola che è rimasto e quelle misere verdure che riusciamo a mantenere con le luci a led.»

Clarissa era l’unica che non disse nulla, non ebbe nemmeno una reazione espressiva, sembrava intontita nel suo mondo, ma in cuor suo moriva di fame e poi con tutto quel grasso che aveva, necessitava di più energie rispetto agli altri.

Katy infastidita dalla reazione dei compagni disse con tono graffiante:

«Bene, se siete così impegnati a fare tutte queste elucubrazioni mentali, ci sarà più cibo per me che per voi, io vado, fate come vi pare! Dai Clari vieni pure te con me, che quelli prima o poi ti si mangiano!» Clarissa, senza opporre resistenza si avviò insieme alla ragazza.

Mentre si allontanavano Roy fece un sorriso e pensò. «Effettivamente con quella potremmo sfamarci per un mese, quando sarà il momento lo terrò a mente.» Poi fu interrotto dal suo compagno:

«Non trovi che sia strano che Fred ci faccia una sorpresa così inaspettata? L’hai visto com’è sta sempre da solo con quei macchinari e poi dopo la scomparsa di Barney cosà avrà mai da festeggiare?»

Roy:

«Effettivamente noi dovremmo essere le ultime persone al mondo con le quali festeggiare dopo quello che gli abbiamo fatto»

Roger:

«Sono passati più di sette anni dall’accaduto, sarà acqua passata, forse è un modo per riconciliarsi con noi, stare da soli non porta a nulla, l’essere umano è un’animale sociale, lo dicono anche nei libri di psicologia.»

Roy si aggiustò gli occhiali per darsi un tono più deciso e disse:

«In ogni caso io non ho rimpianti, ho fatto, anzi abbiamo fatto quello che avrebbe pensato chiunque si fosse trovato nella nostra situazione. Dovevi vedere la sua faccia quando si rese conto di quello che gli era accaduto.»

Roger:

«Quanto sei voltagabbana Roy, se non fosse stato per Fred non avremmo mai vinto quel concorso e anche se lo abbiamo tradito in un certo senso è lui che ci ha garantito il successo.»

Roy:

«Non essere ipocrita! Anche tu l’hai tradito non sei diverso da me e poi ora è solo inutile, ormai è stato distrutto tutto e ironia della sorte è proprio quello che ci ha portato alla fama che ci manca. In ogni caso Fred era sempre stato troppo ossessionato dalla tecnologia e fu proprio quello che gli fece perdere Susan. Si è scavato la fossa con le sue stesse mani, noi siamo stati solo più ricettivi e abbiamo capito da che parte stare per non fare la sua stessa fine.»

Roger:

«Sì è vero l’ho tradito, ma nonostante le sue manie, nonostante tutto era un mio amico e se ora ha finalmente capito come va il mondo è grazie a noi che gli abbiamo aperto gli occhi e per questo non può biasimarci perché anche lui avrebbe fatto lo stesso. Io non sono ipocrita ho semplicemente fatto un ragionamento logico che mi ha portato alla scelta più realista e giusta.»

Si riunirono seduti a tavola, Fred si alzò, prese l’ultima bottiglia di Chardonnay per l’occasione e guardandoli tutti negli occhi disse: «A Barney!»

Gli altri sorpresi, per un momento non seppero come reagire, ma inaspettatamente Clarissa si alzò prima di tutti a brindare con Fred, non tanto per commemorare il suo amico defunto, ma più per quella sensazione di fame che le faceva pulsare lo stomaco, come se il cuore ne avesse preso il posto, tutti la seguirono subito dopo innalzando a loro volta i calici.

Poi Fred cambiò espressione, con occhi follemente aperti ed eccitati, accompagnati da un sorriso esagerato come un quarto di luna . Con voce penetrante:

«In questi anni ho riflettuto molto su di noi, ma solo oggi con la perdita del nostro caro, carissimo Barney mi sono reso conto della follia che mi ha perseguitato per tutto questo tempo.»

S’interruppe facendo finta di singhiozzare per la commozione. Katy, come suo solito si approfittò di questa debolezza per strusciarglisi al suo fianco, aveva sempre avuto un debole per lui, anche quando stava con Susan. Nonostante i suoi trucchetti era l’unico degli amici che non si portò mai a letto, ma forse oggi, mentre gli si avvicinava come la cagna che sempre era stata, avrebbe avuto qualche possibilità quella notte, dopo lo Chardonnay e dopo tutto quel cibo era sicura di potercela fare.

Susan:

«Fredduccio caro non fare così, hai fatto un lavoro sensazionale, poi noto che ognuno di noi ha un piatto diverso, con quel poco che abbiamo penso sia stato davvero arduo realizzare delle composizioni del genere.»

Fred:

«Quanto hai ragione Katy, quanto hai ragione…Suvvia, bando alla ciance cosa aspettate? Iniziate a mangiare, mi sono ispirato ad ognuno di voi, spero sia di vostro gradimento.»

Clarissa fu la prima ad addentare quel filetto così morbido e dal sapore dolciastro. Mai aveva sentito una mucca avere quel retrogusto, ma d’altronde era affamata e il pensiero durò solo mezzo secondo, quando si ritrovò con la bocca tutta sporca, come un maiale felice di ingozzarsi.

Katy al contrario di lei teneva molto alla linea, ma in quella realtà non era più necessario preoccuparsene, dato anche il poco cibo che c’era a disposizione. Quindi per la prima volta non seppe resistere a quelle due enormi polpette, accompagnate dalle patate e il formaggio filante, ogni morso lo gustò lentamente, socchiudendo gli occhi in un’espressione di puro piacere.

Roy stava osservando il suo piatto, un’arrosto tagliato a fette così fine da sembrare un prosciutto, con quella cremina gialla che doveva essere il limone e la farina. La pietanza era davvero invitante, ma continuava a chiedersi come aveva potuto procurarsela, decise di parlare e con tono indagatorio, gli chiese:

«Fred, come hai fatto ad avere questa carne? E’ da mesi che abbiamo finito le scorte e ci arrangiamo con quello che c’è!»

Fred fece un lungo sospiro, guardò il pavimento e poi si decise a parlare:

«È quello che stavo cercando di dirvi… La verità è che dopo tutto questo tempo non sono mai riuscito a perdonarvi veramente, dopo che mi avete rubato l’idea del cibo sintetizzato vincendo il concorso grazie anche al supporto economico di Barney, prendendovi il mio merito, la mia idea. Avevo perso tutto e anche mia moglie che morì subito dopo la notizia, perché ero troppo preso a creare un nuovo prototipo per scavallare nuovamente l’onda e non notai la sua depressione che la portò al suicido. Ah… quella dolce creatura. Poi accadde la catastrofe, gli esterni si insediarono nel nostro mondo, rasero al suolo città, si appropriarono delle nostre terre. Diventammo carne da macello, sporche pecore che belavano nel nulla, in attesa di un’atroce agonia. Solo noi pochi superstiti che avevamo la fortuna di possedere dei rifugi come questi collegati ai nostri reparti lavorativi, grazie soprattutto alla nostra società multinazionale, siamo riusciti a salvarci. Ora continuiamo a sopravvivere e in cuor nostro siamo consapevoli che prima o poi tutte le risorse termineranno ed io aspettavo proprio questo momento. Negli anni lavorai incessantemente con i pochi mezzi di fortuna qui presenti, per ricreare la scoperta che feci un tempo e ci sono riuscito.»

Un urlo uscì dalla bocca di Katy, Roy fece cascare gli occhiali, Clarissa perse quasi l’equilibrio e Roger strattonò Fred urlando:

«Ma cosa stai dicendo, non sparare stronzate!»

Fred si allontanò e riprese il discorso ancora più deciso e alzando il tono della voce:

«Questa è la verità Roger, inutile girarci intorno.»

Roy si intromise:

«Quindi ci stai dicendo che ora possiamo mangiare tutto quello che vogliamo?»

Fred disse:

«Certo è per questo che ve lo sto rivelando e solo dopo la scomparsa di Barney ho fatto questa scelta, pensavo che tutto fosse perduto ormai e non mi importava più nulla di voi. Vivevo ogni giorno nella speranza che sareste marciti in questa fossa maledetta, senza dirvi niente per farvi fare la fine che si meritano dei traditori. Ma… questo tragico evento mi ha fatto tornare la ragione e ora con affetto ci tengo a mostrarvi i risultati. Adesso però finite di mangiare, vado a prendere il dolce, torno subito.»

Allontanandosi velocemente dal gruppo si diresse nelle cucine sogghignando fra se e se. Mancavano solo i piatti di Roy e Roger, erano tutti molto sconvolti, una sensazione mista alla felicità e alla rabbia. Clarissa era l’unica noncurante della situazione, ma più che altro osservava i loro piatti prediligendo quello di Roger con un petto impanato dall’aspetto gustoso. Si avvicinò alla sua porzione approfittando della loro distrazione, ma lui se ne accorse e con ferocia animalesca, le disse:

«Brutta vacca, stai lontana dal mio piatto! Non ti sei imbottita abbastanza?»

Poi la spinse lontano, lei rotolò come un tricheco afflosciato su stesso. Nonostante l’ira Roy e Roger si decisero a mangiare le loro pietanze perché la fame andava oltre ogni loro ragionamento.

Quasi contemporaneamente quando ebbero terminato i loro pasti, tornò Fred con il dolce servito su l’unico piatto decente di tutto il laboratorio. Era adornato di panna, cioccolata e solo da un lato la marmellata per accontentare tutti. Sporzionò le soffici fette e le porse ad ognuno di loro. A quella sciacquetta vanitosa le brillarono gli occhi e disse:

«Fred non importa quello che pensavi, contano solo i fatti e tu hai scelto noi e poi come posso dire di no alla marmellata, che carino che te lo sei ricordato!»

Agguantò il dolce come un avvoltoio sulla sua preda. Tutti lo assaggiarono, ma Clarissa dopo qualche morso esclamò:

«Oddio ma questa panna è grigia, ma che cos’è?»

Roy:

«Ma come che cos’è è panna, non lo vedi?»

Katy:

«E’ buona!»

Clarissa:

«Ma non capite? Non può essere grigia!»

Intervenne Roger:

«Forse è stata sintetizzata male, non può risultare tutto perfetto! Vero Fred?»

«Certamente, dopotutto è stata realizzata con materiali di fortuna, pertanto non sempre gli ingredienti rispecchiano il 100% delle loro proprietà. Ma ora vado a prendervi subito il sintetizzatore e ve lo mostro, magari le vostre conoscenze possono aiutarmi a migliorarlo, come ai vecchi tempi.»

Si diresse verso gli ascensori, chiuse le porte, ma non premette il pulsante per spostarsi, rimase lì, immobile, a gustarsi lo spettacolo che tanto aveva atteso. Il vetro infrangibile lo avrebbe protetto e al tempo stesso gli forniva una visuale perfetta per gustarsi la scena. Parlò loro tramite l’altoparlante. Una risata maniacale pervase tutta le mensa:

«Sono molto lieto che il cibo sia stato di vostro gradimento, ho cercato di fare di tutto per darvi qualcosa a cui ognuno di voi teneva molto. Quello che avete mangiato, non è stato sintetizzato.»

Katy, impaurita dalla situazione gli urlò con voce isterica:

«Allora cos’è? Cosa ci hai dato?»

Fred disse trattenendosi dalle risate:

«Clarissa c’era arrivata.»

Una lunga pausa… E la donna corpulenta, con la voce soffocata, con le lacrime agli occhi, si rannicchiò dondolando e continuò a ripetere quel nome, piangendo e strozzandosi con i conati di vomito:

«Barney, Barney, nooo… o mio Dio! »

Tutti rimasero impietriti. Katy iniziò ad urlare come una gallina nevrotica sul punto di essere decapitata. Roger sputò tutto quello che aveva in corpo. Roy si diresse come un pazzo verso l’ascensore scagliando una sedia e tutto quello che gli capitava sottomano.

E allora Fred parlò, per l’ultima volta, guardandoli con finta tenerezza:

«E’ tutto inutile! Potete urlare, scagliarvi contro di me, ma ormai per voi è la fine.

A te Roy mio caro serpente, infido e subdolo ho riservato il pezzo forte, delle chiappe ben cotte. Ho ritenuto opportuno non togliere le feci che ha fatto il nostro caro Barney dopo la morte, camuffando l’odore con limone. Penso che sia il fondoschiena più sexy che tu abbia mai assaggiato. D’altronde te sei un intenditore.

A te mia cara Katy, cagna bastarda, che con le tue moine e atteggiamenti da scolaretta demente ti sei fatta strada cavalcando tutto ciò che si potesse cavalcare, ho regalato il piatto più afrodisiaco, polpette al testicolo au de fromage, sul letto di patate.

A te Roger, sei sempre stato un tipo tosto e il petto è sinonimo di forza, non aggiungo altro.

Clarissa, che dire, tutti quei silenzi, tutti quegli anni a cospirare sottovoce, sapevo che avessi scelto la parte più prelibata e grassa e ora sei la regina delle scrofe, sporca e puzzolente . Ti auguro di annegare nel tuo vomito.

Ma non è finita qui, a tutti voi ho pensato che per farvi ragionare meglio, un po’ di materia grigia fosse stata necessaria come dessert. E come io ho servito la cena a voi, voi sarete la cena per loro, avete le ore contate! Nel frattempo mi godrò tutto lo show al sicuro in attesa della vostra morte.»

Poi Fred premette il pulsante e il soffitto si aprì sull’esterno dato che si trovavano nella parte più alta del terreno. Si sentì il suolo tremare, boati lontani, suoni agghiaccianti, il gelo e la neve che scendeva e ricopriva i loro i corpi inermi. Quelle creature quasi antropomorfe si diressero come uno sciame all’interno della stanza e iniziarono a divorare avidamente la cena offerta al candido zucchero di neve. Gli schizzi di sangue arrivarono fino all’ascensore e Fred rideva, rideva e poi mentre guardava lo scenario macabro, accese la radio e mise la primavera di Vivaldi e disse:

«Lo dedico a te Susan. I tempi freddi sono finiti.»

Giulia Rosati