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Contro la pigrizia intellettuale delle sceneggiature

Gli anni ’10 del XXI secolo sono giunti al termine. Ci hanno regalato qualche perla preziosa e qualche cosa che sarebbe meglio dimenticare. Oggi però voglio parlare di una piaga che da qualche tempo a questa parte si sta dilagando nell’industria cinematografica (e non solo) e che mi sta facendo rivalutare in modo molto negativo vari miti e idoli della mia infanzia: la pigrizia intellettuale delle sceneggiature.

Sospensione dell’incredulità o grossolane incoerenze?

Prima di addentrarmi caso per caso nell’argomento, è doveroso che io faccia questa premessa: il fatto che una cosa sia un’opera di fantasia, ambientata in un altro mondo, in un’altra dimensione, nello spazio, o comunque in luoghi che non corrispondono alla nostra realtà prossima, non giustifica l’incoerenza della storia. Gli autori fantasy sono acclamati anche per questo: il world building. Cioè saper inventarsi di sana pianta interi universi paralleli che però abbiano delle regole che rendano il tutto più credibile per la suspension of diesbelief. Per quanto il lettore possa accettare di fingere che ciò che legge sia vero, non può accettare di essere preso in giro.

Faccio un esempio banale: se scrivo un libro dove c’è un pianeta che ha il cielo sempre verde e dove ci sono otto lune e tre soli, innanzitutto devo immaginare come tale scansione dei giorni e delle notti possa influenzare la vita degli abitanti, sia a livello pratico che teorico. Se il cielo all’improvviso diventa azzurro e spariscono due lune, va bene, ma devo dare una spiegazione del fatto. Non posso esimermi per pigrizia. Per questo scrivere fantasy che valgano la pena di essere letti è così difficile: ci sono mesi e mesi, se non anni, di world building dietro un libro di trecento pagine. Non che tutto debba essere spiegato al lettore, ma lo scrittore deve tenere ben presenti le regole che lui stesso ha creato per essere coerente con sé stesso. Non è un caso, infatti, che molti fantasy abbiano delle mappe allegate insieme a un compendio degli dèi, delle razze o dei personaggi, e qualche volta anche una cronologia. Il lettore, se la coerenza è rispettata, sarà ben contento di farsi ingannare e di credere che i draghi esistano, ma se quei draghi che hanno sempre sputato fuoco inizieranno a sputare ghiaccio “perché sì”, state sicuri che storcerà il naso. E avrà ragione.

EXPECTO DENARUM (1): Era meglio il libro…

Sono nata nel 1996. Quindi potete immaginare come sia cresciuta con Harry Potter e il mito della Rowling. Una delle scrittrici che ho amato di più, fuori da qualsivoglia classifica nei miei personalissimi giudizi. Se le prime trasposizioni filmiche delle avventure del mago più famoso del mondo mi hanno incantato, pian piano le sceneggiature si sono fatte sempre più vuote e distanti dal capolavoro letterario, toccando il fondo con Il Principe Mezzosangue. Chi non ha letto i libri non capirà mai davvero la storia degli Horcrux, né saprà mai chi sono i Gaunt e quanto sono stati importanti nella storia di Voldemort, o tantomeno si renderà conto di chi è davvero Ginny Weasley e di quanto lei e Harry abbiano lottato per stare insieme. Nessuno dei lettori di Harry Potter reputa il sesto un bel film, e tra gli spettatori è considerato il peggiore della serie. Era il 2009. Non c’è stato nulla di cui discutere, se un film è brutto, è brutto, punto. Per quanto si ami la materia trattata, non si può esimersi dal criticarla se ce n’è motivo.

 

 

EXPECTO DENARUM (2): La fanfiction che nessuno aveva chiesto.

Mai avrei immaginato, tuttavia, che ci sarebbe stato molto, ma molto di peggio in arrivo: La Maledizione dell’Erede è, come si suol dire in gergo tecnico, la più grossa paraculata mai vista (per quanto riguarda il mondo di Harry Potter). Pur presentando la firma di J.K. Rowling, è un’opera che stona con tutto il suo universo. Non giudicherò la trasposizione teatrale perché in primis non l’ho vista e in secundis non me ne intendo, ma mi limiterò alla scrittura. Banalità: Bellatrix e Voldemort hanno una figlia, nata nel 1998 a Villa Malfoy, prima della battaglia dei maghi. Peccato che avere una figlia sia completamente out of character per Voldemort, dato che tutta la sua sconfitta e tutti i suoi errori sono basati sul fatto che egli non sa provare amore. Ma d’accordo, facciamo finta che Bellatrix abbia rifilato un filtro d’amore al mago più potente del mondo (anche questo sarebbe molto out of character, ma va be’) e quello ci sia cascato: quando Harry Ron e Hermione sono portati a Villa Malfoy, lei non avrebbe dovuto essere incinta? E se la bambina era già nata, non avrebbero dovuto quantomeno menzionarla? Con il casino che hanno fatto, una neonata se n’è rimasta buona buona due stanze più in là? Ma per piacere.

Infatti, pare che i potterheads non ancora lobotomizzati nel 2016 non abbiano apprezzato quest’opera, e anche la trasposizione teatrale è stata oggetto di diverse critiche, soprattutto per il fatto che Hermione fosse nera (approfondirò questo in qualche paragrafo più giù). Invece di rispondere intelligentemente che aveva voluto dare una nuova veste al personaggio dato che l’attrice era talmente brava da meritare la parte (risposta che non solo non avrebbe ammesso repliche, ma che avrebbe elogiato le qualità recitative dell’attrice invece di porre l’accento sulla sua pelle), la Rowling dichiarò che non aveva mai detto che Hermione fosse bianca. Peccato che la stessa zia J scelse Emma Watson ai casting perché somigliava molto a  Hermione fisicamente, e dichiarò anche di aver ritratto sé stessa a 11 anni in quel personaggio. Ohibò, nessuno aveva idea che la Rowling avesse subito le stesse operazioni di Michael Jackson!

EXPECTO DENARUM (3): Il peccato che non deve essere nominato.

Essendo la donna più ricca di Inghilterra e una filantropa, la Rowling ha scritto anche dei mini libri concernenti l’universo di Harry Potter il cui ricavato è devoluto in beneficenza ai bambini di tutto il mondo. Uno di questi mini libri, Animali fantastici e dove trovarli del 2001, è stato poi ampliato nel 2017 e ne è stata tratta una sceneggiatura per un film. Se il primo Animali Fantastici è un film gradevole e leggero, il secondo ha suscitato molte perplessità, soprattutto per la rivelazione finale in cui sembrerebbe (SPOILER ALERT) che Albus Silente avesse un quarto fratello. Peccato che questo fratello non sia mai stato nominato, e tutti coloro che hanno letto i libri sanno benissimo quanto la storia familiare di Silente sia stata determinante nelle vicende che lo hanno coinvolto. Speriamo tutti che la Rowling ci stia trollando e che sistemi le cose nel prossimo capitolo.

Tuttavia le risposte che la scrittrice ha dato ultimamente ai suoi fan suonano molto come un “faccio quello che voglio e voi dovete accettarlo”. Per un autore è più che legittimo fare quello che vuole, ci mancherebbe, ma allora è altrettanto legittimo per i lettori lamentarsi, perché hanno ragione a sentirsi non rispettati o addirittura insultati da certi atteggiamenti. Quando si scrive, a meno che non si tratti di un diario, si scrive sempre per gli altri, e le nostre storie smettono di essere solo nostre appena pubblichiamo. Anche la nuova veste del sito Pottermore, ora aggiornato a Wizarding World, in cui è possibile fare un abbonamento annuale con un costo piuttosto elevato per dei gadget risibili, parla chiaro: la Rowling si è venduta. Forse si è venduta alle sue stesse creazioni, restando imprigionata nel mondo che lei stessa ha creato, senza più magie per uscirne. Tutto ciò che viene dalla sua penna ormai sembra senz’anima, ma lei insiste a difendere strenuamente anche le opere che non le sono riuscite poi così bene, a costo di contraddirsi, invece di ammettere che, come ogni essere umano, può sbagliare, di prendersi una pausa, o che so io. Non si può che riconoscerlo: il denaro compie magie che la magia può a malapena immaginare.

DISNEY TOTAL UNIVERSE (1): Fare l’impossibile… come si fa?

Un altro dei miei miti era la Disney. Amo i classici e ne so molti praticamente a memoria. Amo anche il fatto che siano ambientati in regioni e nazioni diverse e che riprendano e rielaborino le storie e le culture di quei posti. Bene. Se Walt Disney potesse vedere quello su cui punta la Disney oggi, penso che pregherebbe di essere cieco pur di non assistere allo scempio: oltre ai molti e improbabili sequel che lui detestava, ora vanno di moda i live action. Cosa sono i live action? Le trasposizioni con attori veri, o in cgi, dei classici. Certo, perché non avevamo abbastanza salse per condire la storia di Cenerentola, no? Sapete quanti film sono usciti con la storia di Cenerentola? 33. Già. C’è addirittura una sezione specifica su Wikipedia. Di tutti i live action che ho visto, i più belli sono quelli che hanno aggiunto qualcosa alla storia originale, non le pedisseque riproposizioni del film d’animazione. Aladdin fatto in stile Bollywood è il più divertente. Maleficent sfrutta un nuovo punto di vista, ma anche la storia del cattivo che poi non è così cattivo è vecchia e stantia e ha smesso di andare di moda dopo Twilight e i vampiri sbrilluccicanti.

Non vedo nuove idee. Vedo la copia brutta di quelle vecchie. E si sta parlando di una casa di produzione che ormai ha il mondo a disposizione, la Disney ha letteralmente comprato tutto! Non c’è più concorrenza. Questo è parte del problema: avendo praticamente il monopolio, ormai alla Disney sembra che non pensino più che valga la pena impegnarsi a scrivere e a produrre qualcosa di decente. Direte “sono film per bambini, che pretendi?”. Scusate, non sapevo che i bambini di oggi fossero decerebrati e che bisognasse educarli a non comprendere trame un minimo più complesse di quelle che escono ora. Devo supporre allora che prima del 2000 fossimo tutti bambini prodigio?

DISNEY TOTAL UNIVERSE (2): Ti am(av)o 3000.

La Disney ha comprato anche un altro gigante: la Marvel (sulla DC non mi esprimo perché sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, e infatti anche Disney la schifa). Mettendo le mani su quella mega serie cinematografica chiamata Marvel Cinematic Universe. Ricordo quando uscì il primo Iron Man: ero entusiasta, elettrizzata, e ci sono stata in fissa per parecchio tempo. Poi uscì Captain America. Carino, ma niente di che. Hulk non l’avevo filato. E Thor era piuttosto confuso. Non so per quale collisione di eventi, ho ignorato completamente Avengers del 2012, e nel 2013, quando ho iniziato a vedere Iron Man 3, c’era qualcosa che non mi tornava. Quando ho capito che avrei dovuto vedere tutti i film Marvel per apprezzare le storie dei miei eroi preferiti ho storto parecchio il naso. Poi molti sono stati divertenti da vedere, ma sapete cosa accomuna tutti i film Marvel usciti dal 2017 in poi? Il fatto che della trama non ricordo quasi niente, ma la noia provata in sala sì. Che non mi ricordi Age of Ultron ci può stare (anche se io ricordo veramente tutto e il film non è così vecchio), ma che non mi ricordi Endgame è grave.

Il piattume, la pigrizia e la sciatteria delle sceneggiature in questi film ultimamente abbondano! Eppure anche prima non è che fossero questi capolavori artistici… perché dunque prima riuscivo a divertirmi? Perché dove prima vedevo la passione ora vedo solo pupazzetti in vendita fuori dalla sala?

DISNEY TOTAL UNIVERSE (3): Il risveglio del lucro.

No, non sono andata a vedere l’ultimo film di Star Wars. Mi sono rifiutata. Non perché io sia una fondamentalista sith, ma per lo stesso motivo per cui non andrò a vedere altri film Marvel: durante la visione de Gli Ultimi Jedi mi sono quasi addormentata. Al cinema. E, ribadisco, ho 23 anni. Sì, lo so, lo so, c’è chi l’ha adorato perché smontava tutte le regole della forza e chi l’ha odiato per lo stesso motivo. Eppure in un progetto affidato saltuariamente a due registi diversi che non si sono nemmeno parlati, che ha sfruttato addirittura la presenza di attori già morti, che ha ricalcato malamente la trama delle trilogie precedenti comportandosi in maniera più confusa di un camaleonte in una scatola di smarties, io non ci vedo nulla di epico, né di divertente. Anzi. Ci sta da piangere. Perché poi di idee ce n’erano molte: l’universo espanso offre milioni di miliardi di spunti. Ricordo che qualche anno fa ho letto Contagio Mortale, un fantahorror con Chewbecca e Han Solo, una loro avventura nello spazio. Cavolo se era una figata! E invece no, abbiamo dovuto mandare all’aria un progetto potenzialmente eccezionale per pigrizia e sciatteria, e per vendere altri pupazzetti. Il lato oscuro del denaro ha preso il sopravvento anche qui.

POLITICALLY CORRECT: Black washing o Culture Destroying?

“Non sono razzista, MA…”. No, non è questa la frase che voglio usare. Non sono razzista E QUINDI non vorrei che gli attori di colore fossero inseriti a forza in contesti in cui non c’entrano solo per il colore della loro pelle. Vorrei, piuttosto, che le culture dell’Africa, della Cina, e di altri luoghi per noi esotici trovassero il posto che spetta loro nella filmografia odierna. Oceania è un ottimo esempio in questo senso: hanno preso la cultura hawaiana e hanno fatto un bel cartone, con una bella sceneggiatura e un bel messaggio. Che senso ha inserire una persona di colore in un contesto polacco medievale (coff coff The Witcher coff coff)? Ve lo dico io: si tratta di pigrizia anche quella. Non doversi sforzare di più. Non sforzarsi a cercare di capire un’altra cultura, a includere veramente il diverso da sé, integrandolo anche nel proprio bagaglio di conoscenze.

Ho chiesto a un mio amico di colore se lui si sentisse offeso per il fatto che ormai mettono le persone di colore dove non c’entrano niente semplicemente per il colore della loro pelle. Mi ha risposto che a lui la cosa non offendeva, che era anzi contento che finalmente ci fossero più possibilità per gli attori neri. E non è anche questa una discriminazione? Il fatto che le possibilità in più per attori neri non riguardino minimamente la loro cultura? O il fatto che non ci sia abbastanza voglia di inventarsi qualcosa di nuovo che li includa da principio?

Perché dovrei sentirmi razzista se preferisco che Ariel, protagonista di una fiaba danese, sia danese? Se mettessero un attore bianco a fare Black Panther mi arrabbierei lo stesso. (Oltretutto per Ariel c’è anche una motivazione di trama: una sirena che vive in fondo al mare, al nostro mare, come diamine fa a sviluppare la melanina? A cosa le serve?). Adesso io non conosco neanche un po’ l’attrice scelta per fare Ariel, ma so che è stata presa perché Facebook mi ha inondato la homepage di discussioni sul colore della sua pelle. So solo che è nera, non so se è una brava attrice. Non è forse questa una forma di ghettizzazione che non fa altro che alimentare la discordia tra chi ama le proprie tradizioni e non vuole (giustamente) vederle snaturate e chi da sempre è ghettizzato e si sentirà ancora una volta escluso e vittima di discriminazioni ingiuste?

 

C’è molta differenza tra essere razzisti e avere a cuore la propria cultura. Essere razzisti vuol dire non voler accettare il futuro, credere che la propria tradizione sia superiore alle altre. Amare la propria cultura significa portare con sé il proprio passato, confrontandolo, certo, con la cultura di ognuno (considerata di pari livello sebbene diversa), per un presente pluralista e un futuro un po’ più ricco. La verità è che si sta strumentalizzando l’arte per fare una finta propaganda politica, gettandoci del fumo negli occhi, facendoci credere che si ha a cuore la tematica dell’inclusione, mentre l’unica politica che conta per questa gente è quella del denaro. E l’arte, al contrario dei singoli artisti che hanno tutto il diritto di portare avanti le proprie idee, non dovrebbe mai avere parte nella politica. Diventa pericoloso quando succede. Piuttosto dovrebbe essere creativa e stimolare il pensiero. E sì, anche nei film per bambini.

DIO È MORTO, L’IDOLATRIA È VIVA E VEGETA.

Tutto questo non sarebbe un problema se il pubblico non fosse così maledettamente attaccato ai suoi miti. Ho parlato di tutte cose che ero solita apprezzare, amare addirittura. Sembra che se una cosa che fa obiettivamente schifo non ti è piaciuta, tu debba essere additato come un arrogante e insopportabile sotuttoio. Solo perché uso le mie competenze e non subisco passivamente tutto quello che le major mi propinano beandomi della loro pigrizia intellettuale, del fatto che mi stiano prendendo in giro, che mi trattino come una decerebrata, dovrei essere insultata? Perché decido di usare il cervello contrariamente alla stragrande maggioranza? Dunque dovrei sminuire il mio intelletto per godermi il film? Dovrei farmi piacere le cose per forza anche se sono scritte col fondoschiena di un babbuino (con tutto il rispetto per il babbuino)? Non ci riesco, non voglio e non credo sia giusto: il pubblico non è stupido, non tutto almeno.

Che io sia particolarmente attenta a certi dettagli per deformazione professionale, è vero. Ma se si sono lamentati della pigrizia intellettuale delle sceneggiature persone che nella vita fanno cose che non c’entrano nulla con la scrittura, possibile che non se ne accorgano gli autori!? Ma chi sono? I tre tizi di Boris? Mi rifiuto di crederci. Più probabile che non abbiano voglia di impegnarsi (vedi Game of Thrones 8). E se su internet le fanfiction (generalmente considerate nel mondo della scrittura e dell’editoria il peggio del peggio, una cloaca maxima in cui trovare il gioiello raro è possibile solo se scavi quintali di sterco) sono riuscite a fare di meglio rispetto a gente che viene pagata i milioni, ce le vogliamo fare due domande?

UNA MAGNIFICA CGI: Tutto fumo e niente arrosto.

Una delle risposte addotte come giustificazioni di queste sceneggiature pietose è “ma gli effetti speciali sono fighissimi”. Vero. E nel 2020, ci mancherebbe pure. Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare: la computer grafica ha reso più attuale che mai il detto “l’occhio vuole la sua parte”. Purtroppo, l’occhio è collegato al cervello. Certo, possiamo incantarci di fronte alle riprese nello spazio, o alla realizzazione di chissà quale universo. Ma è tutta illusione. Bellissima, sì, ma senza sostanza. Un film non si può ridurre a questo, all’imitazione illusoria di una realtà più o meno verosimile. Altrimenti lo stesso 3D avrebbe dovuto spopolare. E invece è andato a farsi benedire (anche per tutta una serie di problemi legati al nervo ottico, ma questa è un’altra storia). Sapete qual è uno dei film più geniali che ho visto ultimamente? Creep. Sapete quanti sono gli effetti speciali? Zero. Perché un film sia bello, ma bello davvero, non solo da vedere, deve lasciare qualcosa oltre a una bella cornice.

“SMETTILA DI ROMPERE E GODITI IL FILM”.

Questa è la risposta ultima a tutte le obiezioni di cui sopra. Sono io che mi aspetto troppo dal cinema? Certe volte me lo chiedo. Ma se il problema non fosse reale, perché queste domande non sono state necessarie fino a qualche anno fa? Credo che abbia molto a che fare con la serietà che un film si propone di avere e con i mezzi di cui si dispone.

Se si hanno tutti i miliardi del mondo, se non c’è la concorrenza, se non ci sono scuse per fallire e ci si presenta come dèi postmoderni che si permettono anche di dirti cosa è giusto pensare, chi sono i buoni e chi i cattivi non solo all’interno della pellicola, ma nella società, dove il cattivo è ovviamente chi non la pensa come loro (coff coff Disney coff coff), non puoi che aspettarti che tutti siano lì, pronti a giudicare, e che siano più severi. Non puoi nasconderti dietro a un dito e definire tutti haters se ti sei messo su un piedistallo per primo nonostante sia evidente che quel piedistallo non te lo meriti.

The Witcher di Netflix, ad esempio, ha qualche problema di scrittura, è vero, e degli effetti speciali obiettivamente pietosi per essere una serie fantasy che arriva dopo Game of Thrones, ma disponendo di un budget di 400.000 dollari (che per un progetto del genere è poco), e di soli 8 episodi… beh direi che hanno fatto dei miracoli! Nessun prodotto è perfetto, ci possono essere errori di montaggio oltre agli errori di scrittura (ad esempio in Nightmare Before Christmas c’è un buco di trama dovuto a una scena tagliata).

ILLUDETEMI CON STILE.

Immagino che chi si fa certe domande non pretenda tutti film seriosi e illuminanti sul senso della vita, ma semplicemente di non essere preso in giro. Perché sì, il cinema è arte, ma è anche mercato. E il biglietto lo paghiamo tutti. Dunque, se pago per un cinepanettone, so che sto andando a vedere una cosa di una demenza sconfinata dove il massimo dell’esaltazione è un peto rumoroso. Ma se pago per vedere un film d’intrattenimento di un livello un tantino superiore, sebbene sempre di intrattenimento si tratti, vorrei che per l’appunto mi intrattenesse e non che mi facesse arrabbiare perché la trama è talmente bucata da farmi interrompere la suspension of diesbelief ogni dieci minuti. È chiedere tanto, chiedere al cinema di illudermi in grande stile?

Ilaria Alleva

 

EDIT: Mi è stato fatto notare che non ho spiegato quali sarebbero i buchi di trama dei vari film che ho citato. Ve ne lascio qualcuno:

Avengers: Endgame.

Star Wars: l’ascesa di Skywalker.

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