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La città che amava

Pubblicato il 8 Nov 2015

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(tema: IO TI SONO CONTRO)

Pioveva quella mattina sul porto di Trieste, gli occhi del capitano fissi su quella nave ancorata ormai da anni in banchina. Una vita spesa dentro quell’isola d’acciaio a dare e prendere ordini , solcando mari lontani per missioni estenuanti quanto esotiche, certo impossibili da dimenticare. Ed ora era lì, ferma e tetra nella sua imponenza, incapace ormai di riprendere il mare, essendo diventata dimora fissa di molti militari di stanza in città.

Il capitano Trentin, ormai in pensione da più di dieci anni la fissava sempre quando passava di lì, non riusciva proprio a passarle oltre, come avrebbe voluto. Quella gigantesca casa d’acciaio grigio lo richiamava ai suoi vecchi compiti e come in un film in cui le scene si susseguono l’una all’altra, aveva il potere di riportargli a galla i tanti ricordi, ancora vivi, dei suoi anni più intensi, trascinandolo fuori dalla rassicurante routine quotidiana.

Quella mattina di un marzo ancora freddo, mentre le gocce di pioggia cadevano fitte davanti a lui, sullo sfondo della nave, all’orizzonte, il cielo già andava colorandosi di un rosa acceso annunciando l’imminente arrivo della bora fredda dell’est che avrebbe spazzato via la fitta coltre di nubi addensatesi da giorni in città e forse, anche un pò di nostalgia dal cuore del capitano.

Sul tragitto che spesso percorreva da casa alla torrefazione Finatzer per assolvere alle commissioni che gli affidava la moglie Giulia, il porto era una tappa quasi ineluttabile. Si fermava a osservare l’attracco dei pescherecci di ritorno dalla notte in mare e quei piccoli nugoli di curiosi che si approssimavano ai pescatori, forse per carpire qualche segreto di quel lavoro tanto ardito e faticoso ma inossidabile come il tempo.

Era bello il porto al mattino, con le luci dei lampioni ancora accese che lasciavano via via la scena al sole e poi, le flebili voci degli operai del porto intenti ad aiutare le barche nelle operazioni di attracco, pronti a vivere una nuova giornata di fatiche, tra gli odori penetranti delle alghe rinsecchite sui moli e i miasmi dei resti di pesci sbocconcellati dai gabbiani.

Quel tragitto piuttosto lungo che il capitano si apprestava a percorrere settimanalmente per raggiungere la torrefazione Finatzer, meritava bensì una sosta al porto per tutto ciò.

Quella mattina, dopo essersi fermato a lungo, il capitano raccolse le sue forze, si diede una sistemata alle tasche sempre piene di carte e cartucce, controllò con scrupolo di avere con se le sporte della spesa che Giulia, con tanta meticolosità gli preparava prima di uscire, e con uno scatto energico degno di un vecchio lupo di mare si drizzo in piedi e con passo deciso si avviò per il centro città in direzione della torrefazione.

Le stradine del centro cominciavano a popolarsi di anime silenziose sulla via del lavoro. Il rumore stridulo delle saracinesche delle botteghe che si aprivano irrompeva su quella frenesia umana calma e rispettosa.

Dalla finestra di una casa, una grossa testa di donna faceva capolino sulla strada e sembrava che desse il suo assenso all’inizio del giorno. Il capitano Trentin, col suo nome poco adatto ad un friulano doc come lui, anzi, ad un furlan doc, come amava definirsi di fronte agli amici, si dirigeva a passo sempre più scandito verso la torrefazione senza però perdersi i dettagli di quelle scene mattutine che lui adorava. Questi particolari momenti di calma che solo il mattino, talvolta, sa regalare, voleva assaporarli bene ed immerso in queste atmosfere brumose si sentiva protagonista della sua vita, un osservatore attivo.

Quando gli sguardi delle gente che passava incrociavano il suo, avrebbe voluto dire: “Buongiorno signore, che sia davvero una buona giornata!!” O anche, “Buon lavoro giovanotto, forse ci rincontreremo stasera per queste vie per gustarci un buon cicchetto ed assaporare insieme questa città….ma l’ha vista quant’è bella? Le pare? Noo? E perchè mai non le piace? Ma certo, ha bensì i suoi difetti, ma Trieste è unica non trova?

Improvvisamente si destò dai suoi lunghi pensieri non appena intravide all’angolo di Via della Cereria la torrefazione ed allora, un piccolo groppo in gola di tensione lo fece subito far mente locale sulla lista della spesa di Giulia.

Prima di entrare, diede un’occhiata furtiva alla vetrina contigua alla porta d’ingresso e ne varcò la soglia. Venne come di consueto investito dal roboante buongiorno del sig. Andrea, il giovane titolare del negozio che col suo sorriso accattivante accoglieva sempre in modo cortese quanto professionale i clienti, ed in particolar modo il capitano. Questi, cominciò il suo giro tra i corridoi del negozio, letteralmente inebriati dal profumo di caffè torrefatto delle speciali miscele trattare dai Finatzer. Aprì la sua lista e ne scorse la prima voce che riportava la scritta: tisana alla rosa canina con rooibos sfuso da farsi aggiungere. Il capitano alzò spontaneamente il sopracciglio sinistro pensando tra sè e sè: “mò, cosa sarà sto rooibos? Li conosce tutti lei….”Poi, scorrendo tra gli scaffali prese su per primi i deliziosi biscotti alla cannella, che entrambe amavano gustare in poltrona dopo cena insieme a note di musica classica ad addolcire i loro momenti. Di seguito fu la volta del the verde cinese per poi fermarsi al reparto delle spezie, con le quali la sua Giulia amava profumare le vivande, che si approssimava ormai al bancone del bar. Col suo fedele pennino con l’inconfondibile marchio della marina militare, spuntò via via tutte le voci della lista.

Sopraggiunto al bancone vide il Sig. Andrea che con la coda dell’occhio lo stava guardando, e gli parve che questi si affrettasse a servire un cliente per poi raggiungerlo quanto prima. Ed infatti, prima che il suo collega si approssimasse al capitano per servirlo, il Sig. Andrea lo precedette rapido e si profuse in uno dei suoi saluti caldi ed accoglienti al Trentin.

– Caro capitano, oggi l’aspettavo sa? E finalmente….

– A sì? Mi aspettava? E perchè mai giovanotto? Chiosò con tono volutamente distaccato il capitano già preludendo le intenzioni del venditore

– Voglio parlarle della nuova miscela di caffè Giamaica che abbiamo preparato da pochi giorni. Pensi, che ha il venti per cento di caffè delle blue mountains giamaicane che è un caffè tanto pregiato quanto straordinario, con basso contenuto in caffeina e poi, soprattutto, un aroma unico con sentore di frutta esotica e…….

– Senta Andrea, ancora con questa storia del caffè? Lo sa perfettamente che mi fa male!!!Mi sembra di averglielo detto molte volte……ora basta per cortesia!!!!

– Si si capitano ma è proprio perchè so bene che mal tollera il caffè che voglio farle conoscere questa nuova miscela, mi creda è semplicemente straordinaria!!!

– Oh, guardi, di originale e straordinario caro Andrea ci sono solo gli effetti che questa maledetta sostanza genera al mio corpo ogni volta che l’assumo!!

– Dia retta a me capitano, che me ne intendo!! Provi la miscela Giamaica col caffè delle Blue Mountains e poi mi saprà dire…….

– Senta Andrea, lei è un ottimo venditore, una persona squisita, sempre premurosa e gentile e suscita molto fascino su di me per i suoi modi suadenti e non di meno per le sue approfondite conoscenze, che in tema di caffè, non temono certamente confronti. Ma mi lasci stare per favore, oggi poi, non è una buona giornata per me!

– Allora capitano Trentin, sono qui proprio per risollevarle il morale ed offrirle un caffè caldo e meraviglioso della nostra nuova miscela. Vedrà sig. capitano, non avrà di che pentirsene e mi ringrazierà, daltr’onde, è una miscela studiata apposta per chi, come lei, mal tollera il caffè. Vedrà, vedrà, deve solo assaggiarlo!

Di fronte a tanta veemente insistenza il capitano stette per qualche secondo in completo silenzio, con la testa appoggiata alla mano sul bancone del bar. In quei pochi attimi in cui gli sembrò che la coscienza si fosse sospesa, sentì nuovamente riaversi grazie agli aromi selvaggi e penetranti di caffè che gli permearono le narici. Non appena alzò lo sguardo, vide incredibilmente il Sig. Andrea con la mano protesa verso il suo naso reggere un tazzina di caffè fumante. Girò la testa alla sua destra e notò le espressioni di goduria dei clienti che gustavano le loro tazze tra una chiacchiera e l’altra. Tutto ciò divenne intollerabile ed un moto di rabbia prese a montare dentro di sè. Si rese improvvisamente conto che quella mattina, avrebbe dovuto pescare molto in profondità tra le sue risorse per gestire tutta quella collera ed evitare una piazzata.

La voce del sig. Andrea riprese a squillare incalzando il capitano: “Annusi capitano e prima di gustarla, senta tutti gli aromi che si liberano da questa miscela. Oggi, la casa le offre quanto di meglio i Finatzer sanno ricercare per la gioia dei loro migliori clienti!!

– Il capitano, ormai paonazzo dalla rabbia, osservò per qualche istante la tazzina che Andrea, nel mentre, aveva appoggiato sul bancone. Nonostante tutto, riuscì ancora a trattenere la rabbia e mantenere un minimo di calma prima di rispondere.Poi chiosò:

– Allora giovanotto, visto che non è contento di quanto le ho detto fin’ora, le elencherò in dettaglio tutti gli spiacevoli effetti che questa sua tanto amata sostanza mi provoca, ma la avverto, non tutti sono così carini all’ascolto!!

– Ma no capitano, che c’entra questo ora? Si lasci un pò andare per una volta, è solo una tazzina di caffè!!

– Partiamo col reflusso gastrico, rombò vigorosamente il capitano. Ha presente quella sensazione di acido costante in bocca…….e il torcibudello sa cos’è? Ci si sente come se ti strizzassero le viscere…..Passiamo poi alla tachicardia che mi accompagna fedelmente per tre o quattro ore dopo l’assunzione….

– Ma capitano, ma che dic……

– Aggiungiamoci poi le difficoltà digestive per tutto il resto del giorno. Quelle immagino che le ha presenti? Sa come ci si sente dopo aver mangiato una scodella enorme di jota? Lei è triestino e pure buongustaio, la conosce!!

– Ma capitano, io, io non volevo provocarle tanto disagio

– Aspetti aspetti giovanotto, incalzò ancora il capitano che ormai si sentiva come trasportato da un’onda impetuosa e inarrestabile: ora, arriva il bello!! aggiunse sogghignando!!!

Il barista era ormai una statua di sale e non riusciva a distogliere lo sguardo fisso sul capitano

– Lei la conosce la tazza del cesso?? continuò come una furia il capitano. Bè, immagino proprio di si. E sa pure quanto sia poco piacevole starle sopra con i crampi alla pancia da piegarsi in due……!

– Ma capitano! é impazzit…..??

– No giovanotto, non sono affatto impazzito, sa……, io sono un militare, anche se in pensione da più di dieci anni e a noi militari, quando siamo provocati, ci piace difenderci. Ma senza offesa naturalmente!!

– Ma capitano, mi scusi tanto io non volevo, non volevo, o meglio, volevo solo offrirle un buon caffè e risollevarle un pò la giornata ma mai, mai avrei immaginato……

– Aspetti buon uomo, non ho finito ancora. Quando poi di notte non prendo sonno e mi giro e rigiro nel letto sempre a causa del suo tanto amato e meraviglioso nettare, chiamo lei a raccontarmi una bella favoletta?

– Capitano, Dio mio che ho combinato, mi perdoni, non la disturberò più così, non volevo….!!

E tra le risatine divertite dei clienti che avevano assistito alla scenetta il capitano interloquì nuovamente con tono vigoroso: “calma giovanotto, non è successo nulla, benchè per le ragioni che ormai avrà ben compreso io, al suo mondo di miscele e aromi aimè le sono profondamente contro, nulla di personale c’è tra di noi, se non solo il piacere che ho sempre di confrontarmi con lei ed apprezzare la sua cortesia.

E strizzando l’occhio al commesso il capitano proferì ancora: ci vediamo domani per gli infusi che ho ordinato giorni fa e forse, chissà, che non appoggerò le labbra alla sua adorata miscela delle blue mountains. Accertatosi di rivedere il sorriso riprendere sul volto dell’uomo, girò i tacchi come ai vecchi tempi verso l’uscita e verso la città che amava.