Narrativa

Transiberica 2015

Pubblicato il 11 Lug 2015

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Giovedì 25 Giugno – Villanova y la Gertud

Alle 18, 15 dopo venti ore esatte di navigazione nel Tirreno il traghetto della Grimaldi arriva a Barcellona. Poca gente a bordo, nulla a che vedere con gli affollatissimi traghetti estivi della linea Ancona-Patrasso a cui siamo abituati.

Non sembra neanche di aver viaggiato.

Dopo poco arriviamo a Villanova, 40 km da Barcellona, dove ho prenotato per la prima notte pensando che fossimo stati troppo stanchi per guidare di più.

Mi ricordo i primi anni dei viaggi on the road, ore perse a cercare una camera per poi doversi spostare anche da una città ad un’altra prima di trovare una sistemazione. Booking ha veramente reso molto più facile la vita dei viaggiatori.

Da Villanova non ci aspettiamo niente, invece ecco oltre le palme e gli alberi di un bellissimo lungomare e una spiaggia favolosa che si estende per centinaia di metri senza ombrelloni o altre strutture invadenti. Solo un paio di bar si contendono gli avventori offrendo riparo dal sole con la soluzione dei tendaggi e lasciando il resto della spiaggia completamente free.

Anche i locali ci accolgono con prezzi a cui non siamo abituati. Meno di tre euro per una birra, alcuni piatti costano come in Italia altri meno. Ma l’importante è la birra.

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Venerdì 26 Giugno – Valencia

Arriviamo a Valencia nel primo pomeriggio, la temperatura comincia a salire… siamo intorno ai 32 gradi. Il BB è nuovissimo, anche se in uno dei palazzi del centro storico della città, l’arredamento è minimalista ma nel complesso la camera è ampia e confortevole. Nel frattempo gli inevitabili aggiornamenti di facebook sui nostri smartphone ci informano di quello che succede a Tunisi e in Kuwait. Perché Dio è amore…

La città ci accoglie nello splendore dei suoi palazzi e delle sue banche, ma quante ce ne sono? Sembra il centro della finanza mondiale. Scritte in arabo e in cirillico che finiscono tutte con l’inevitabile “bank”.

Il centro è pieno di ampie vie pedonali lastricate in un lussuoso marmo multicolore, le luci quando scende la notte riempiono la vista del turista. Difficile pensare a uno spettacolo simile in Italia, forse solo la zona più centrale di Milano può competere. Ma qui in Spagna della “grandeur” che in teoria dovrebbe essere francese hanno fatto ragione di vita. Non un aiuola fuori posto, non un palazzo cadente.

Le tapas e i pintxos nel centro emergono ovunque, insieme agli inevitabili negozi delle multinazionali. La birra costa sempre poco, il calore comincia a salire.

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Sabato 27 Giugno – Valencia

Le previsioni sulla tv nel nostro bb dicono che si raggiungono 40 gradi nell’andalusia… speriamo che per quando arriveremo in quelle zone ci saremo un poco acclimitati.

Nel frattempo Valencia ci piace sempre di più, Stefania dice che le ricorda in piccolo Madrid ma che è più vivibile.

Stasera siamo capitati nel mezzo del pride valenciano, drag queen e queer in ogni dove, nel pomeriggio avevamo notato che vendono i sex toys ai distributori automatici. Sembra che qui i conti con il cattolicesimo siano stati chiusi da un pezzo. L’anima cattolica vive nelle chiese, nelle semane sante e nei viaggi di pellegrinaggio. Ma per il resto la libertà è sacra. Le svolte in positivo sui diritti civili raramente tornano indietro in seguito ai cambi estemporanei dei governi. Certo, occorre sempre difenderli, ma se non c’è riuscito Rajoy a cancellare Zapatero…

La birra a 0,99€… no allora ditelo. La prossima volta il fegato lo lascio in freezer.

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Domenica 28 Giugno – Valencia

Mentre stiamo andando al museo della scienza con l’autobus assistiamo alla scena commovente di due vecchietti che si precipitano ad aiutare un ragazzo con evidenti problemi di tossicodipendenza e di equilibrio. Lo rialzano, grazie anche al nostro aiuto, e gli lasciano il posto a sedere. L’autista chiede dove deve andare, lui risponde con qualche difficolta “al nazareno”. Speriamo che sia un ospedale. Applauso per i vecchietti di Valencia!

Nella tarde, dopo gli inevitabili spettacoli dei delfini, arriviamo nella spiaggia valenciana, anch’essa ampia e molto frequentata. Ragazzi di colore con i costumi di Calvin Klein giocano a fare le flessioni e gli esercizi ginnici in spiaggia, mi ricordano delle foto vecchie di mio padre al mare. Sono simpatici, mentre facciamo li bagno uno mi fa “che buena l’agua”. “Es vida” gli dico io e lui ride, non so se per il mio spagnolo o perché si sta divertendo.

I locali vicino al mare sono molto più cari di quelli in centro, in compenso sono molto più brutti, danno un idea di Spagna decadente che altrove non abbiamo visto. Questo lungomare del resto ha uno strano aspetto, fra hotel e case di lusso, case diroccate e accampamenti in roulotte.

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Lunedi 29 Giugno, Aguilas

Salutiamo Valencia e ci immergiamo nell’arido entroterra spagnolo. Coltivazioni su coltivazioni si susseguono senza l’ombra di un paese nelle vicinanze. Abituati alla nostra urbanizzazione selvaggia del territorio sembra quasi di stare su Marte. Quando arriviamo nella costa dopo Cartagena anche il paesaggio sembra preso dal pianeta rosso, poi sul mare appaiono questi paesini che sembrano caduti direttamente dal centro di Madrid per sfarzo e lussuosità. Fra un paesino e l’altro trovi le “nueve urbanizacion” che sarebbero quartieri per turisti, quasi comunità a se stanti, spesso controllate anche da un posto di controllo in stile americano.

I paesini sul mare sono accoglienti e le spiagge sempre pulite, ampie e attrezzate, ma non hanno quasi mai li fascino di quelli della costa del norte. Sono molto più omologati per le vacanze.

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Martedi 30 giugno, Malaga

Altre centinaia di kilometri di deserto impressionante in stile marziano e attreversato da strade che sembrano costruite ieri proprio per il nostro viaggio. e poi appare Malaga, preceduta da qualche piccola città che sembrano fatte apposte per farti sentire alla periferia di El Paso. Ma siamo in Europa, dicono. Malaga è una città piena di lavori e piena di vita, non ha la suntuosità di Valencia ma come vitalità non teme confronti con nessuno. Le birre costano sempre meno, siamo arrivati a 0,40 per una cańa e con 3 euro ti porti a casa un secchiello con cinque San Miguel. Se continua così a Faro ci pagano per bere! A quel punto un accordo per restare qui a vita sarà stato raggiunto.

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Mercoledi 1, Giovedi 2 Luglio – Malaga

In questi due giorni alterniamo le visite ai musei e all’Alcazaba (una versione ridotta dell’Alhambra di Granada con un notevole fascino) con le ore in spiaggia.

La sabbia non ha la bellezza del resto della spagna, è meno fine e più scura e sembra polverosa. Il mare comincia a risentire della presenza del vicino oceano e la temperatura è più bassa. Cosa che personalmente non mi dispiace.

Quello che continua a stupirci è come l’acqua del mare vicin a queste grandi città continui a risultare pulita. Cosa sanno gli spagnoli che noi non sappiamo?

È arrivato il momento di salutare anche Malaga, con una bottiglia di tio pepe ovviamente, era dal 2005 che non lo bevevo, il suo sapore è come il caldo saluto di un vecchio amico che non vedi da tempo. Anche quest’anno la scorta di xerez/sherry è inevitabile. Mentre torniamo in albergo le strade di Malaga cominciano ad affollarsi di giovani in vista della noche andalusa. Le discoteche sono ancora chiuse, la movida deve ancora cominciare!

Torneremo da queste parti? Mi chiede Stefania. Tutto è possibile niente es seguro mia cara.

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Venerdi 3,  Sabato 4 Luglio Gibilterra e Vejer de la Frontera

Il sospetto che visitare Gibilterra non ne valesse la pena ce l’avevo… la conferma ce l’ho avuta appena arrivato nella ridicola sequenza di negozi per turisti che qualcuno ha la pretesa di chiamare paese. Mi fermo qui, perché davvero non vale la pena parlarne, arrivateci fate due foto alla rocca da La linea, e poi andatevi, non state a perdere tempo con le assurde dogane britanniche e gli autobus che vi chiedono sei euro per il chilometra che separa l’ingresso dai negozi.

Poi ci sono le mete scoperte per caso… una prenotazione last minute su booking ed ecco qua, apparire Vejer de la Frontera. Avevamo messo in programma Tarifa, ma nelle vicinanze non si trova niente di prenotabile, così ci spostiamo più a Nord ed ecco apparire in cima ad una collina questo pueblo blanco che controlla la vallata ed è a pochi minuti dal mare.

E il mare questa volta è l’oceano Atlantico che ci appare nel suo splendore.

Vejer non è un piccolo paesino ma una città con una vita tutta sua, una noche da far invidia a qualunque altro posto con tanti locali ed i suoi concerti di flamenco. Sabato inoltre una festa locale trasforma le stradine del paesino in un mercatino.

Domani sbarcheremo in Portogallo, la luz andaluz già ci manca.

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Domenica 6 – Lunedi 7 luglio Faro

Il Portogallo dalle ore 17.00 del 6 Luglio 2015 detiene un invidiabile record, è il primo paese che ha impegato 50 metri una volta superato il suo confine a farmi maledire i suoi governatori fino alla terza generazione.

E che cavolo, se volete fare l’autostrade imparate almeno a copiare i paesi che ce l’hanno da decenni! Il sistema di pagamento dell’A22 è semplicemente delirante! Dalle informazioni (sbagliate) date dal tourist office al confine, alla stazione di servizio che non ha le carte prepagate che ci aveva consigliato l’ufficio del turismo, al post office a cui occorrerebbe andare per pagare l’autostrada dopo averne usufruito non sanno neanche cosa gli stia dicendo. Un delirio!

La scena finale avviene all’ufficio del turismo di Faro, dove entro e chiedo al ragazzo “excuse me I want to know how to pay the highway” lui per poco non si mette a piangere dicendo “it’s the first day that I work here” poi chiama il direttore che arriva e mi riempie di “we apologize”, “there’s a fault but is not your fault”, poi maledice una decina di governi portoghesi e mi da una mail di un improbabile ufficio governativo nel caso riprendessi l’autostrada e non riuscissi a trovare una stazione di servizio abilitata a pagarla.

Detto questo, abbiamo deciso di fare la national road per evitare problemi in questi due giorni e del terribile traffico che ci avevano paventato all’ufficio del turismo e alla reception dell’albergo neanche l’ombra. Un po’ di veicoli certo rispetto alla highway deserta (chissà come mai) ma niente di che.

E se vedono la via Appia che fanno questi portoghesi?

Detto questo, Faro risulta molto deludente. Decadente certo, ma di una decadenza brutta, di casette abbandonate con i vetri rotti. Mentre fuori dal centro sembra molto più moderna. Scelte urbanistiche davvero discutibili. Come discutibile è il fatto di mettere una fetta di ananas sopra una bistecca di maiale… ma di cucina madeirense si parla e non si può discutere.

Le spiagge invece sono molto carine e caratteristiche, anche se l’urbanizzazione sfrenata ha fatto più di un danno.

Una menzione a parte meritano gli impressionanti nidi di cicogne sui tetti di Faro…

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Mercoledi 7 luglio – Faro

Riassumendo: cosa abbiamo imparato in questi tre giorni di Portogallo?

  • che Faro è una città fantasma (definizione del bagnino della spiaggia di Albufeira)
  • che basta nominare la parola “autostrada” per sentire una serie di maledizioni portoghesi contro i loro amministratori
  • che l’Algarve è molto carina ed è la parte più ricca del Portogallo per via del turismo.
  • Che le spiagge sono belle, attrezzate il giusto senza essere invadenti.
  • Che l’espana es fiesta, il portugal è saudade
  • che i prezzi non sono bassi come in spagna
  • che i ragazzi e le ragazze portoghesi sono veramente belli (forse non come gli olandesi ma se la giocano)
  • che economicamente sono messi peggio di noi
  • che capire il portoghese, inteso come lingua, popolo e filosofia del paese, è molto difficile perché il portoghese (lingua e persona) tende a complicare tutto (parola sempre del bagnino di Albufeira)
  • che nessuno ti sa dire qual’è il mese di più alta stagione in termine di turisti
  • che per il portoghese dieci macchine su una strada rappresentano un “traffico terribile”

Domani si inizia il rientro. Niente saudade.

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Mercoledi 8 Luglio – Ubeda

Dicono che il viaggio di ritorno sia sempre più breve di quello di andata, non so in base a che cosa lo dicano ma lo dicono.

Partiamo da Faro con la città che si sta animando, sembra quasi diversa dalla ghost town degli altri giorni.

Torniamo in Espana, quando passiamo per Cordoba sfioriamo i 45 centigradi! Scendiamo per una sosta e ci ritroviamo dentro a un forno.

Mentre passiamo dall’aria condizionata della macchina a quella del bar mi viene da pensare che forse tutta questa sofferenza del calore dipende proprio dall’aria condizionata che ci ha tolto la nostra capacità di acclimatarsi. Mi ritorna in mente il viaggio del 2000 conl’Opel Ascona e le camere di Barcellona senza condizionatori. Oggi non ne usciremmo vivi.

Ci fermiamo a Ubeda, 500 km per oggi sono abbastanza.

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Giovedi 9 Luglio – Benicarlò

Anche la tappa più lunga del ritorno è andata senza problemi, ritroviamo il mare nella costa della Comunidad Valenciana, a Benicarlò, città quasi incosistente che supponiamo creata solo a supporto estivo alla vicina Peniscola che staglia il suo profilo interessante: un castello in mezzo al mare che però scegliamo di vedere solo dalla piccola spiaggia del nostro paesino. Siamo saturi di attrazioni turistiche per questa vacanza.

Anche questa pensiòn, che mette in mostra la sua unica stellina nell’insegna sulla strada risulta impeccabile per pulizia e servizi. Inevitabile constatare ancora una volta che le topaie spacciate per hotel e pensioni si trovano ormai solo in Italia.

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Venerdì 10, Sabato 11 Luglio – Mar Tirreno

Nell’ennesimo traghetto che ci riporta a casa finiamo gli ultimi romanzi che ci siamo ripropessi di leggere in vacanza. Ci aspetta il ritorno alla vita “normale” che poi non ho mai capito cosa significhi.

Diceva Manuel Vasquez Montalban, tanto per restare in tema iberico, che la differenza fra un viaggiatore e un turista è che questo sa quando dovrà tornare a casa.

Noi sappiamo sempre quando tornare a casa, quello che ancora non so dopo tutti questi viaggi è se chi torna è lo stesso che è partito.

 

 

Nota: tutte le foto di proprietà dell’autore.