In evidenza, Narrativa

Imperfetti

[Questo racconto lo trovate  pubblicato nell’antologia “Caro maschio che mi uccidi” di Fusibilia Libri]

Ricordare.

È così brutto ricordare.

Perché ogni tanto ho voglia di ricordare com’era? Si sta bene qui. Non è caldo, non è freddo. Il mare.. o è un lago? O è un fiume?

L’acqua, ecco… l’acqua bagna i miei piedi e starei qui in eterno.

Cioè… che sciocca… è proprio così… in realtà penso che starò qui in eterno.

Se solo potessi evitare di tornare con i ricordi alla mia vita. Dimenticare, ecco la chiave sarebbe dimenticare. Godersi il mare, cioè il lago… o forse il fiume… e dimenticare.

E invece no. Continuo a ripensare a quella vita, così misera, così strana, così pericolosa.

Che misera, quella vita. Eppure anche qui, adesso, penso che sia un peccato averla abbandonata così presto.

Che stranezza la vita… che strani gli uomini… che strane noi donne… e che strano l’amore.

Ed era strano anche quel Marco… sempre a rompere le scatole… e invece Francesco no.

Francesco mi piaceva proprio. Perché mi piaceva? Era intelligente, sapeva far l’amore da dio… mi portava ovunque. Era molto più grande di me… dieci anni di più?… undici? Boh! Ma che importa a me sono sempre piaciuti i ragazzi più grandi, l’amore non ha età! E… no, Marco invece era proprio strano. Sempre lì a giudicare, sta’ attenta a questo, sta’ attenta a quello… così pedante.

E quanto ero strana anche io, che con i ragazzi della mia età proprio non mi prendevo. Dio perché hai fatto i ragazzi più ritardati delle ragazze? Come fa una sedicenne come me a stare con un sedicenne?

E invece Francesco… che mi ha fatto scoprire i Doors, De Andrè… che mi leggeva Baudelaire… e Dio come sapeva far l’amore. 

Ecco quello sì che mi manca… Fare l’amore. Nascosti in macchina, in mezzo al prato. Quello sì!

Francesco quanto mi manchi. Anche qui. Anche ora.

 

“No aspetta, cos’è questa storia?”

Francesco spense il suo Zippo cromato e decorato con la bandiera di Amsterdam nero-granata con le tre “x” bianche e guardò Claudia in modo accusatorio.

“Ma dai Francesco, lascia stare era così per dire.”

“Marco ti ha detto di lasciarmi perdere?”

“Ma no… non è così… mi ha detto che… che insomma con Valentina non è vero che stai per lasciarti”

“Che pezzo di merda… ora quando lo vedo gli spacco la faccia!”

“Ma lascia stare…”

“Tu piuttosto come mai ancora ti confidi con Marco? E’ uno sfigato!”

“Ma Ciccio, lo sai che ti ho conosciuto grazie a lui… è lui che ho conosciuto in quella strana conferenza… mi ha invitato a prendere un aperitivo insieme e poi ho conosciuto anche te. Certo ci è rimasto male quando ha capito che stavamo uscendo insieme.”

Francesco aspirò nervosamente la sigaretta ed espirò il fumo dal finestrino del suo monovolume.

“Di sicuro Marco è un bel po’ stranetto eh…” cercò di chiarire Claudia.

“Uno stronzo, altro che strano!”

“Ma dai Ciccio…”

Francesco tirò lo zippo verso Claudia mancando la sua testa di poco centimetri.

“Cazzo! Lo difendi?”

Claudia rimase a bocca aperta, sapeva che Francesco aveva degli scatti d’ira ogni tanto; un pensiero cupo le passò per la testa, ma poi si disse che se Francesco davvero avesse voluta prenderla con l’accendino non l’avrebbe certo mancata visto che erano così vicini. Ci era stato attenta a non prenderla, Francesco le voleva bene… era lei che non doveva farlo arrabbiare.

“Ma no, scusami… dicevo lasciamo stare Marco, no? Abbiamo così poche occasioni per stare da soli… cosa vuoi passare la sera a parlare di Marco?”

“Umf… hai ragione anche tu!” ammise Francesco accarezzandole il viso. Gli occhi di Claudia, verdi come smeraldi, brillavano nella penombra del grande Suv marchiato Subaru appartato nella strada bianca della periferia cittadina. Francesco si avvicinò per baciarla, ma lei si ritrasse all’ultimo momento. Lo guardò e gli chiese: “E Valentina?”

“Te l’ho detto… è una storia finita, lasciamo passare ‘sto cazzo di Natale che la madre è malata e poi la lascio!” rispose mentre la sua mano cominciava ad accarezzarle la coscia sotto gli shorts.

 

Scusami Ciccio… Francesco… che dolore ricordarti!

Non dovevo farti arrabbiare, lo sapevo che non dovevo parlarti di Valentina, me l’avevi detto chiaramente per tutto l’anno che stavi per lasciarla. E non dovevo dar retta a quelle storie sul fatto che stavate per sposarvi.

Come potevi sposare lei se amavi me? Che sciocca che sono stata.

Ma le mie amiche insistevano “Guarda che la ragazza non la lascia, guarda che non è vero che la madre di lei sta male, guarda che stanno per sposarsi hanno già preso la chiesa.”

Erano oche, si erano oche stupide! Che ne potevano sapere loro? Che ne potevano sapere di quello che mi dicevi mentre facevamo l’amore? Che ne sapevano del bracciale che mi hai regalato in riva al mare in quella domenica rubata davanti al “mare d’inverno” che ti piaceva tanto, poco prima del secondo Natale che passavamo insieme?

Oddio, il Natale non l’abbiamo mai passato insieme, è vero… ma era solo perché la mamma di Valentina stava male, no? Mica potevi voltarle le spalle nel momento difficile. Del resto noi avevamo tutto il tempo per stare insieme e a quella povera donna ne rimaneva così poco.

Eppure… quanto mi mancano le mie amiche e i miei amici. 

Perché in riva a questo lago perfetto mi mancano le mie amiche?

Ecco adesso mi manca pure quel rompicoglioni di Marco… che ragazzo strano… però, come mi guardava Marco. Si vedeva proprio che mi voleva bene, poverino. Ma io ero innamorata di te!

Certo, quando mi ha fatto vedere l’invito del matrimonio tuo e di Valentina mi sono arrabbiata. Eh sì… è per questo se mi sono presentata da te così arrabbiata, scusami, ti ho fatto saltare i nervi. Che sciocca che sono stata… era ovvio che era una messa in scena no?

Che stupido Marco… lo doveva sapere che era tutta una finzione per far contenta la madre di Valentina.

Marco… Marco… mi manchi Marco.. sì mi manchi anche tu… chissà cosa stai facendo ora?

 

Francesco nel suo tight di Ermenegildo Zegna con il cilindro in testa aspettava ai piedi dell’altare che Valentina lo raggiungesse alla fine della canonica camminata con il padre lungo il tappeto rosso posizionato sul pavimento della chiesa.

Arrivò finalmente, il padre la congedò con il consueto bacio e i due uomini si strinsero la mano.

Valentina prese sottobraccio Francesco e si avviarono verso l’altare.

La marcia nuziale finì e il prete prese fiato per iniziare la cerimonia.

Il silenzio era più o meno assoluto. Fu per quello che le parole: “Scusa Ciccio, ma non ti manca qualcosa?” risuonarono per tutta la navata così forte.

Gli sposi si girarono e anche da lontano Francesco riconobbe il suo zippo di Amsterdam fra le dita della mano sinistra di Marco che, in piedi sopra il tappeto rosso percorso da Valentina pochi istanti prima, lo mostrava tenendolo in alto sopra la testa. Il suo braccio destro era invece dietro la schiena.

I mormorii sommessi sembrarono durare per sempre nella testa di Francesco. Poi i sorrisi dai volti di chi pensava fosse uno scherzo sparirono mano a mano che vedevano il volto dello sposo bianco e pieno di paura.

“Marco… che ti prende?” provò a dire Francesco cercando di mostrarsi calmo e sorridente mentre cominciava a sudare freddo. Valentina che gli era di fianco pensò che in quel momento, con il sorriso così tirato somigliava troppo, davvero troppo, al Pennywise visto al cinema qualche anno prima.

“Vuoi spiegarci come mai ho ritrovato il tuo accendino vicino al corpo di Claudia quasi morta  in piena campagna? Non lo hai sentito? L’hanno ritrovata appena quattro giorni fa!”

Qualcuno urlò, qualcuno bestemmiò, il prete provò a dire: “Figlioli…” ma nessuno se lo filò. La madre di Valentina svenne sul colpo cadendo pesantemente a terra, non era mai stata male in vita sua, ma questo colpo non lo poteva reggere.

Due amici di Francesco si alzarono e fecero per andare verso Marco per interrompere il disastro. Ma Marco non era così sprovveduto da preparare un coup de théâtre senza guardarsi prima le spalle. Quattro ragazzi si avvicinarono dalle pareti della chiesa dove erano rimasti in penombra fino ad allora e gli si misero vicino in atteggiamento da guardaspalle. Il vociare si abbassò e Marco parlò di nuovo.

“Ho già depositato tutte le memorie dal notaio, Ciccio! Vuoi spiegarcelo ora perché il tuo accendino era vicino al corpo di Claudia che è stata picchiata e poi strangolata? Strangolata ma non abbastanza per ucciderla, visto che è in coma all’ospedale… lo spieghi ora o preferisci farlo direttamente davanti al giudice?”

Il volto di Francesco stava cambiando rapidamente colore, dal bianco cinereo al rosso paonazzo della rabbia.
“Ma io… io non so davvero di cosa…”

“Ma dai, Ciccio! Claudia! Quella che ti sei scopato in quest’ultimo anno mentre organizzavi il matrimonio!”

Valentina si girò verso il marito con sguardo feroce, avrebbe voluto ucciderlo proprio lì davanti a tutti. Ma Francesco si era già lanciato gridando verso Marco, voleva fargliela pagare a quello stronzo che non si faceva mai i cazzi suoi.

Però Marco non era uno sprovveduto e negli istanti in cui il promesso sposo gli si scagliava contro abbassò la mano sinistra che teneva l’accendino e tirò fuori il braccio destro con cui aveva tenuto il manganello nascosto sotto la sua giacca. Bastò il primo colpo, calato con la precisione derivante da anni di pratica arti marziali, a mandare Francesco al tappeto. Il tremendo calcio nei testicoli che gli mollò subito dopo fu un’aggiunta personale.

Il resto diventò cronaca locale e nazionale.

 

Mi mancate tutti.

Mi manchi Marco. Mi mancate amiche mie.

Non perché avevate ragione. Mi mancate perché è la vita che manca. E non basta guardare il mare in eterno per farti dimenticare per sempre che questa non è vita.

Vorrei vivere. Vorrei vivere di nuovo e magari fare gli stessi errori.

Siamo sciocche, siamo umane, siamo imperfette e sbagliamo sempre. Ma io rifarei tutto, rifarei gli stessi errori pur di tornare a vivere.

Però magari perché non ce lo dite prima che è così facile sbagliare?

Voglio viv…

 

“…passando alla cronaca locale, è morta stanotte Claudia Menestrelli di 21 anni dopo tre mesi di coma. Il suo caso, che ha sconvolto la comunità locale, sicuramente tornerà ad alimentare le polemiche intorno a quello che alcuni definiscono ‘femminicidio’ mentre altri non sono d’accordo nell’usare questa parola in modo così spregiudicato perché anche le donne a volt…”

Valentina e Marco spensero la radio nello stesso momento anche se si trovavano almeno a due chilometri di distanza.

Del resto in certi casi le parole sono davvero inutili. O forse di troppo.