In evidenza, Narrativa

A che punto è la notte

Pubblicato il 30 Mag 2022

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Ci sono giornate fatte solo di una lunga attesa, che non passano mai.
I minuti si gonfiano e si allargano, riempiono tutti gli spazi e sembra quasi che li puoi toccare.
È un’attesa snervante, che ti fa rimanere rigido, con i muscoli tesi e i denti serrati, le mani che sudano e la mente inceppata, ferma solo su quell’unico pensiero.
Quanto tempo si può rimanere così, immobile ad aspettare?
Un giorno? Un mese? Un anno? Per sempre?

Per sempre.
Dai, per sempre no! Forse non ne usciremo migliori e non andrà tutto bene ma per sempre no!
Certo, a vedere quei quattro idioti che appaiono in tv l’unica cosa che si capisce e che non ci stanno capendo nulla.
Ma si può mettere uno slogan così idiota? “Andrà tutto bene” Ma cavolo, non li guardate mai i film horror in tv?  “Andrà tutto bene” è il classico cartello che, il solito sopravvissuto alla solita apocalisse nel solito B movie da nerd sfigati, trova appeso in un cazzo di bar o di supermarket deserto, con gli scheletri ammassati sotto il muro e quell’arcobaleno di merda in perfetta dissonanza, come direbbe uno sceneggiatore.
Ma per sempre no, suvvia! Finirà questa Covid19 di merda prima o poi.
Certo in notti come questa rimpiango quasi il flusso delle ambulanze di due mesi fa.

No, questo non devo dirlo, no.

Sì invece! Lo rimpiango, cosa ci posso fare?

Almeno eravamo in tre a stare qui alla guardiola del pronto soccorso a fermare i parenti, a spiegare che non si può entrare e a sorbirci le urla e gli insulti.
“Li fate morire da soli come cani!” ci ha urlato quella donna in lacrime.
Ma cosa ci dobbiamo fare noi? Se hanno detto di comportarci così ci sarà un motivo, no? Io non lo so! Sono solo una guardia giurata. Subappalto dell’appalto per la sicurezza negli ospedali.
Contratto di tre mesi, rinnovato perché è scoppiata l’emergenza, altrimenti col cavolo che mi rinnovavano il contratto. Dopo che avevo combinato quel mezzo casino come buttafuori in discoteca poi? Figuriamoci!
Le discoteche; chissà quando riapriranno. Sarà già tanto se potremo andare al mare quest’estate. Ma non ci andremo di certo, a giudicare da questi scemi che ogni tanto vengono qua a seguire le ambulanze per vedere se sono piene o sono vuote. Quante glie ne ho dette a quello stronzo che mi aveva fatto andare il sangue al cervello quella sera. “Ma secondo te non posso far entrare i parenti e invece faccio entrare un coglione come te che vuol vedere se l’ambulanza è piena?”
Ci era rimasto di stucco quello scemo che stava pure registrando tutto con il cellulare, però mica l’ha caricato il video su facebook; la verità fa male, non è vero?
Comunque sì,  quei momenti quasi li rimpiango rispetto a tutta questa solitudine e a tutto questo silenzio; ma a proposito di questo silenzio, come mai non arriva nessuna ambulanza stanotte?
Mah!

Piuttosto vediamo quanto manca alla fine del turno che già non mi reggo in piedi, che dice l’orologio? Oddio, solo mezzanotte e un quarto? Ma come ci arrivo alle sei del mattino?
Non va, così non va. Sto pensando troppo, mi vanno in loop i pensieri e il tempo non mi passa più. Cambiamo approccio, proviamo a leggere, ché il tempo dovrebbe passare meglio, e poi Lucarelli è sempre forte. A che punto ero arrivato di “Intrigo Italiano”? C’era il commissario De Luca che riusciva a dormire dopo decenni di insonnia… a proposito di notti lunghissime, vero? Comunque eccolo qua il segno.
22 dicembre 1953, martedì – La mattina dopo Bologna era coperta da una coltre di neve così densa e gonfia che sembrava panna montata.

 ***

“… notte?”
Chi è? Cos’è?
Cazzo mi sono addormentato! Quanto ho dormito? Dov’è l’orologio? Minchia, le due? Quasi due ore?
No dai impossibile! Va bene la notte tranquilla, ma neanche un infermiere è passato? Oddio forse sono passati, mi hanno fotografato che dormivo e ora stanno chiamando l’agenzia per farmi licenziare, possibile? Ma no… calmo, devo stare calmo, non ci sono stronzi del genere che lavorano qui al Pronto Soccorso.
Non ho più l’età per fare certi lavori! È vero, non ho neanche quarant’anni ma le notti ti fanno invecchiare prima. E hai voglia a dire “tanto recuperi di giorno!”. Ma quando mai? Provateci a dormire in centro di giorno.
Driiin, salve è la postina. Driiin, salve è l’amministratore. Driiin, salve è la compagnia dell’energia elettrica. E quella di sopra che accende lo stereo e quello a fianco che accende la tv. Provateci, poi lo vedete come state dopo il terzo o il quarto turno di notte.
La notte è fatta per dormire. O per fare cose più piacevoli, si dice così no? Ma anche quello… chissà quando potremo tornare a fare l’amore con una ragazza appena conosciuta. E chi si fida? E che cavolo ce le mettiamo a fare le mascherine se poi andiamo a trombare come se fossimo tutti in una grande comune di hippie? No, suvvia! Non è questo il momento.
Una bella doccia fredda e passa tutto, anche il pensiero di andare a rimediare le donne. Fortuna che non sono uno che ha in testa solo quello come certi sfigati dei miei amici. Anche un bel film o un bel libro possono tenerti compagnia, mica solo le donne no?
Che ragionamenti che sto facendo, si vede proprio che sono cotto, del resto come dice l’orologio sono le due del… cosa? Ancora mezzanotte e un quarto? Cioè, ho chiuso solo gli occhi un attimo? Ecco perché non è arrivato nessuno. Ma… ma quell’orologio prima… ma funziona? Un momento,  prendiamo il cellulare e controlliamo. Mezzanotte e un quarto, lo dice anche il display di quest’affare. Ma allora?

E allora avevo letto male, semplice. Mi sembrava strano che in due ore non fosse arrivata neanche un ambulanza.
E continuano a non arrivare, mah! Meno che in un giorno senza Covid, e quando ricapita una nottata così tranquilla?
Poi magari dico così ed improvvisamente ne arrivano dieci di fila, con tanto di quel coglione al seguito che vuole controllare se sono piene.
E chissà perché mi ritorna ancora in mente quel coglione.
No, Francesco… Francesco… così mi vai fuori di testa! Ecco, già fatto! Comincio a rivolgermi a me stesso in terza persona, sono proprio arrivato!  Forza, apriamo il thermos del caffè e beviamo una bella sorsata.

Ora sì che va meglio.
Caffè extra forte della mia moka e zuccherato come piace a me. Non quelle brodaglie solubili dei distributori automatici che non si sa mai a quanto corrispondano le dosi dello zucchero. Un giorno lo regoli a “tre palline” ed è così dolce che ti sballa la glicemia; la volta dopo lo regoli a due… ed è così amaro che ti fa vomitare.
Ora filosofeggio anche sul caffè, meglio riprendere il libro suvvia.
Con le teste dell’abissini alle bocce vogliam giocar, fuoco sempre fuoco vogliam vincere o morir!
La conosceva soltanto lui quella canzone, e infatti la voce del sergente era l’unica che si sentisse…

 ***

“… è la notte?”
Ah! Cos’è? Ma dormivo di nuovo? Ma che ore…
“Sentinella!”
Ma cosa? Chi…
“Sentinella è lì?”
Ma chi mi chiama sentinella? Dov’è? Che fuori non c’è ness.. ah bussano alla porta! Ah ecco perché non vedevo nessuno dal vetro che da all’esterno.
“Sì certo che sono qui, chi è? Cosa volete?”
“A che punto è?”
“A che punto è che cosa?”
“La notte!”
“La notte? Ma cosa cazz…” mi alzo, corro alla porta e la spalanco. Nessuno. Un corridoio dell’ospedale deserto. Poi ascolto, passi frettolosi che si allontanano.
“Vaffanculo!” gli urlo dietro, e poi aggiungo: “Si vede che la Covid non vi fa più paura eh! Avete anche voglia di scherzare!”
“Vuote! Sono tutte vuote le ambulanze!”
Non ci posso credere, è la sua voce! Ma chi l’ha fatto entrare in ospedale? “Senta per favore…” Gli dico mentre mi volto, poi mi fermo e rabbrividisco… ha un coltello in mano e viene verso di me!
“Vuote, sono tutte vuote… raccontate menzogne per spaventare la gente!”
La mia mano destra va alla fondina, la slaccio, tolgo la sicura dalla pistola e la punto.
“Si fermi e butti quel coltello. Subito!”
“Sono tutte vuote!”
“Mi ha sentito? Non glie lo ripeterò!”
“Sono tutte vuote!” Dice ancora. E fa un altro passo. Sparo.

***

Mi sveglio.
Sono sulla mia sedia nella guardiola all’ingresso del Pronto Soccorso dell’ospedale.
Ma mi sono svegliato per lo sparo.
Mi guardo intorno, c’è fumo e odore di polvere da sparo. Ho sparato.
Poi mi guardo intorno e realizzo. Mentre sognavo ho preso davvero la pistola, mi è caduta ed è partito un colpo.
Stavolta mi licenziano davvero cazzo.
Ora arrivano.
Ora arrivano.
Ora arriv…eranno.
Tic toc tic toc tic toc.
L’orologio al muro sopra la porta di entrata scandisce il tempo e segna… mezzanotte e un quarto.
Come mezzanotte e un quarto? No. Francesco sei impazzito, ecco lo sapevo… per dio SONO impazzito, basta parlare in terza persona. Pazzo. Sei pazzo, Sei fottutamente pazzo.

Calmati.
Respira.
Lì hai il caffè. Lì hai la bottiglietta dell’acqua. Bevi un sorso. Calmati e  respira. Ti sei addormentato   leggendo il libro di Lucarelli e quindi ora non può essere ancora mezzanotte un quarto! Dov’è quel libro? Eccolo è “Intrigo Ital…” ma no è “L’ottava vibrazione”… ma io leggevo del commissario De Luca che aveva quel caso a Bologna e… oppure…  era la settimana scorsa che leggevo di De Luca?
Questo che ho in mano adesso è L’ottava vibr… ma no, è Almost Blue e… aspetta un attimo. Ma da quando in qua danno la pistola a chi fa i turni nella guardiola dell’ospedale?
“Sentinella, a che punto è la notte?”

***

Riapro gli occhi. Di nuovo. E sono sempre seduto sulla mia poltrona nella guardiola dell’ospedale.
“Sentinella a che punto è la notte?”
Continua a chiedere una voce fuori dalla porta.
Non ci sono libri ma un giornale sulla scrivania aperto sulla cronaca locale. La data è dell’11 Novembre 2023. Leggo il titolo e poi l’articolo: “Eutanasia per Francesco Del Bono – Nonostante il buon senso politico abbia formato la follia del referendum che voleva rendere legale l’eutanasia nel nostro paese, i familiari di Francesco Del Bono tornano a farsi avanti chiedendo per lui, che è in coma dal 3 aprile 2020, la sospensione del sostentamento vitale. Del Bono faceva parte del servizio di sicurezza del Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera “Sacro Cuore di Gesù” quando durante un litigio con delle persone che insistevano per entrare nella struttura è stato colto un infarto da cui non si è più ripreso. Il litigio era scoppiato poco dopo la mezzanotte in un momento storico in cui la tensione per la situazione legata alla pandemia della Covid19 era alle stelle.
Non tutti i parenti di Francesco Del Bono sono d’accordo nel richiedere la sua condanna a morte con le stesse modalità con cui fu giustiziata Eluana Englaro. Sua madre, ad esempio, continua a stargli a fianco e a leggergli il libro che aveva con lui al momento dell’incidente Oppure a fargli ascoltare le sue canzoni preferite di Francesco Guccini. È sicura che lui in qualche modo se ne accorga e chi siamo noi per dirle che non è vero?
Purtroppo, dopo il controllo dell’esistenza e dell’autenticità del testamento biologico di Francesco Del Bono, sembra proprio che la condanna a morte sarà eseguita nonostante molti stiano già portando bottigliette d’acqua davanti all’ospedale in segno di protesta”.

Chiudo il giornale. Chiudo gli occhi. Vorrei chiuderli per sempre, ma capisco che forse solo questa mezzanotte e un quarto sarà per sempre.
“Sentinella a che punto è la notte?”
“La notte…” prendo fiato “La notte…” ce la posso fare: “La notte sta per finire!” grido! E lo grido ancora: “La notte sta per finire, ma il giorno ancora non è arrivato, sembra che il tempo nel suo fluire resti inchiodato, ma ora capisco il mio non capire, che una risposta non ci sarà, che la risposta sull’avvenire è in una voce che chiederà: ‘a che punto è la notte?‘ ”

***

Riapro gli occhi.
Guardo l’orologio. Segna le sei in punto, il mio turno è finito.
Apro la porta. Non c’è l’ospedale e non so dove sono. Esco.
Ho solo due rimpianti: il primo è che forse non saprò mai come finisce “Intrigo Italiano” di Carlo Lucarelli; il secondo è che, chiunque sia stato a farmi capire cosa stava succedendo, poteva farmi leggere l’articolo di un giornalista meno stronzo.

 

[note: incipit di Carlo Lucarelli per il concorso “Turno di Notte n. 13” (immagine premiazione del concorso n. 11 del Gennaio 2020). Citazioni successive da “L’Ottava vibrazione” e “Intrigo Italiano” di Carlo Lucarelli e dalla canzone “Shomer ma mi-llailah” di Francesco Guccini]