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La Linea Gotica – Lovecraft Country: orrori cosmici e orrori umani

Che Lovecraft Country non sia una serie come le altre si capisce dopo pochi minuti dall’inizio della prima puntata. In un combattimento in trincea un soldato di colore sta affrontando il nemico in modo selvaggio, ma quando si lancia all’assalto al di quori di questa si ritrova di fronte alieni dischi volanti e finanche il mitco Ktuluh, poi si sveglia di soprassalto nell’autobus che lo sta riportando a casa a Chicago. È Atticus Freeman reduce della guerra in Corea.

Ma lì negli Usa, dove l’orrore di una guerra manca da quella di secessione, altri orrori corrono indisturbati per le strade americane. Primo fra tutti quello del razzismo, e lui lo conosce bene. La famiglia in cui ritorna Atticus è infatti quella dei suoi zii George e Hyppolita Freeman che sono, fra le altre cose, gli editori del Green Book la guida per i neri per viaggiare sicuri negli Usa (resa nota dall’omonimo film di Peter Farrely con Viggo Mortensen e Mahershala Alì, vincitore di tre oscar nel 2019). Nella loro casa trova una lettera del padre Montrose che lo invita a scoprire le origini della loro famiglia a Ardham nel Massachussets. Da lì il viaggio in cui incontreranno il soprannaturale che sconvolgerà le vite di tutti loro.

Ma sarebbe sbagliato ricondurre la geniale serie di Misha Green (finora conosciuto per le sue script su Sons of Anarchy ed Heroes) all’horror usato come “scusa” per parlare del razzismo (come Get Out per intenderci), perché gli orrori e le fobie degli uomini che vengono qui affrontati in quest’occasione sono molti di più.

C’è il tema della guerra e dei suoi orrori, anche nel caso di una guerra dimenticata oggi come quella in Korea, dove la popolazione stava passando dalla dominazione del Giappone a quella del blocco comunista e il cambiamento fu impedito dalla non certo indolore colonizzazione americana. Una puntata bellissima la n. 6 dal titolo “Incontriamoci a Daegu”, totalmente ambientata nel 1949 in Korea dove Atticus ha una relazione con una donna del posto, il tema “nessuno è innocente in guerra” è ripreso qui in modo potente insieme all’orrore cosmico che non lascia mai lo spettatore.

C’è il tema dell’élite economica al comando del paese che è disposta a usare qualunque mezzo, fosse anche la magia nera o i grandi antichi, per essere sempre più ricca e infine immortale.

C’è il tema dell’omosessualità e il dramma di viverla in una terra moralista negli anni trenta e quaranta. Un omosessualità repressa, controllata, mascherata, ghettizzata con sofferenze enormi causate per tutti i protagonisti.
Ci sono i problemi e le invidie familiari fra sorelle e fratelli, l’incomunicabilità con culture diverse, e poi anche il tema del transgenderismo… ma qui spoilereremmo davvero troppo.

Di certo una serie geniale, fuori dagli standard dove l’orrore cosmico e i Grandi Antichi rappresentano l’aggancio per permettere operazioni narrative fantasy.
Tranquillizziamo gli amanti di Lovecraft. La sua cosmogonia è trattata con rispetto ma non meravigliatevi se il centro della narrazione spazio-temporale non sarà il covo di Ktuluh o di Yog-Sothoth ma la Tulsa del 1921. Di nuovo, come nell’altrettanto apprezzata serie fantasy Watchmen dell’anno precedente.

Una pagina della storia americana, anzi della follia razzista americana per meglio dire.
Dimenticata a lungo e ancora troppo poco conosciuta.