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Horror che passione!

Pubblicato il 11 Ottobre

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Occorre chiarire un paio di cose quando si parla di genere “horror”. Personalmente ritengo praticamente esatto quello che Stephen King scriveva nel suo saggio “Danse Macabre”, ovvero che una storia appartiene al genere horror quando è stata scritta (o girata se si tratta di film) con il chiaro intento di spaventare il lettore o lo spettatore.

Molti distinguono invece  fra il thriller (film volto a creare suspence senza introdurre il paranormale nella storia) e l’horror con l’introduzione del paranormale. Questa distinzione può effettivamente reggere ma è evidente la differenza che c’è fra un thriller che vuole attirare l’attenzione sull’intreccio della trama o sull’abilità dei protagonisti (“Il codice da Vinci”, “L.A. Confidential” o i recenti 007) e un thriller scritto e pensato per spaventare il pubblico (“Il silenzio degli innocenti”, “Scream”).

D’altro canto ci sono evidentemente storie che parlano di soprannaturale ma non vogliono certo spaventare il pubblico (es. “Ghost”), quindi riteniamo più corretta la definizione che da il maestro del terrore, un libro o un film appartengono al genere horror quando vogliono spaventare il pubblico. In questo caso rientrano nel genere anche alcune pellicole di fantascienza come “Alien”, “Punto di non ritorno” o “L’invasione degli ultracorpi” perché la costruzione è molto più volta a spaventare il pubblico che non nel prediligere l’aspetto fantascientifico.

Per questo accomuno spesso al genere horror pellicole come “Shutter island” o i libri del ciclo dell’inquisitore Eymirich, perché a mio avviso la costruzione volta allo spavento (o al macabro) è maggiore rispetto al resto.

Detto questo perché amare il genere horror? Forse perché non vogliamo crescere e ci sono piaciute troppo le favole che ci hanno raccontato da bambini… si proprio quelle favole innocenti in cui un lupo divorava la nonna di cappuccetto rosso e poi veniva squartato da un cacciatore che recuperava tutti ancora vivi dalla sua pancia, o quella della strega che voleva cuocere i bambini in un forno e poi nel forno ci finiva lei… insomma storie innocenti!

Più seriamente la lettura di un libro dell’orrore o la visione di un buon film dell’orrore (possibilmente non un orrore di film) è senz’altro una catarsi, un modo di affrontare e quindi di liberarsi delle proprie paure. Tanto per tornare al grande Stephen King (a cui da tempo il titolo di re dell’orrore sta stretto perché ha completamente travalicato i generi letterari) lui afferma nel saggio prima citato che: “i romanzi, i film, i programmi della Tv o della radio – perfino i fumetti – che si occupano di horror si svolgono sempre su due livelli. Alla superficie c’è il livello grossolano […]. Ma su un altro livello, ben più potente, l’orrore davvero diventa una danza, una ricerca continua, ritmica. Ed è alla caccia del luogo dove tu, lettore o spettatore, vivi al tuo livello più primitivo. […] L’orrore è arte? Su questo secondo livello, sì, non può essere altro; […] è in cerca di ciò che chiamerei punti di pressione fobica. Il buon racconto di orrore danzerà fino al centro della tua vita e troverà quella porta della stanza segreta di cui solo tu credevi di conoscere l’esistenza”.

Insomma tutto questo per invitarvi a non perdere il festival horror che si terrà a Terni dal 30 ottobre al 1 novembre (nel fine settimana di halloween, ovviamente). Libri, retrspettiva, film recenti. Il tutto ad ingresso gratuito!
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