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Grandi allenatori, piccoli uomini

Pubblicato il 17 Giu 2018

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Giovanni Trapattoni  un allenatore che ha vinto sette scudetti italiani (record tutt’ora imbattuto) 3 coppe uefa, 1 coppa delle coppe, 1 coppa dei campioni e 1 coppa internazionale più una marea di titoli minori.

 

 

Roberto Baggio, forse il calciatore italiano più forte di sempre ma di sicuro un dei più amati in assoluto. Ma rispetto al suo mito il palmares del calciatore risulta molto limitato. 2 campionati italiani, 1 coppa italia, 1 coppa uefa.

Il destino di queste due miti si incontra e si sovrappone più volte nel campionato italiano. Ma la conclusione dell’intreccio delle loro storie è terribile. Trapattoni non convoca Roberto Baggio per i mondiali coreani del 2002 nonostante lui si sia ripreso dall’infortunio ed abbia contribuito in maniera decisiva alla salvezza del Brescia di Mazzone. (Su come poi il divin codino si sia ritrovato a chiudere la carriera in una società di provincia c’è da scrivere un capitolo a parte).

Molti parlano di scelta tecnica, del fatto che il Trap nazionale i 9 e mezzo (impietosa e invidiosa definizione di Le Roi Michel Platini del divin codino) non li abbia mai sopportati, lui preferisce le punte pure o i dieci classici come Platini. Altri dicono che non si può portare al mondiale un giocatore che ha i ginocchi ormai “finiti”. Ma la realtà è ben diversa,  pochi attaccanti italiani hanno segnato come Roby nelle ultime due stagioni (37 partite 21 gol) e giocando con il Brescia per di più, dove due salvezze consecutive non si erano mai viste. Altri dicono che il suo posto è chiuso da Totti e Del Piero, ma la realtà è un altra.

Nei mesi di assenza aspettando che il ginocchio tornasse a posto Roberto Baggio ha pubblicato un libro “Una porta nel cielo” dove racconta di se, del suo buddismo e delle triste vicendi del calcio italiano in particolari la brutta parentesi di Lippi all’Inter.  Semplicemente il sistema calcio italiano non si può permettere chi lo critica dall’interno.

E Roby che fa? è costretto ad aggiornare la sua autobiografia che ora esce nelle versione “una porta nel cielo/il sogno dopo” stampate in modo contrapposto. Ecco cosa dice a Enrico Mattesini il divin codino:

In molti dissero che la tua autobiografia era stata inopportuna, che non dovevi parlare, che non avevi avuto stile e che per il gusto di prenderti rivincite ti eri giocato il mondiale.
Ecco, l’omertà che regna nel calcio. Il non poter parlare, il fingere buoni sentimenti, è una cosa che mi ha sempre dato fastidio. Perché non avrei dovuto raccontare la mia vita?

Lo rifaresti?
Certo che lo rifarei. La mia unica preoccupazione era che non sapevo quanto la mia vita potesse interessare. Devo però dire che su questo terreno molti dubbi sono scomparsi.

[…]

Abbiamo vissuto la vicenda di giugno come un’ingiustizia nei tuoi confronti. 
E lo dici a me? lasciamo perdere.

Non hai considerato che raccontando tutto potevi inimicarti l’ambiente della nazionale colo rischio concreto che il tuo libro finisse con l’essere un boomerang? 
Certo che l’ho valutato, considerato a fondo. Ma non posso pensare che il partecipare o meno alla nazionale dipenda dal silenzio complice e dalla vigliaccheria., dal servilismo e dalle “buone” relazioni. Questa è una cosa a cui non voglio credere. NE fossi sicuro avrei già smesso di giocare.

Quindi rifaresti tutto, nello stesso modo.
Parola su parola.

Però i mondiali non li hai fatti.
Non per colpa del libro, non per colpa mia.

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Ieri la Francia ha battuto soffrendo l’Australia per 2 a 1 e solo grazie alla collaborazione fra una deviazione fortunosa sul tiro di Pogba e le nuove tecnologie che hanno rilevato il superamento della linea di porta di un centimetro; se i transalpini vogliono avere delle possibilità di arrivare alla fine devono migliorare tantissimo in particolare nei suoi centrocampisti ridicolizzati ieri dalla fisicità australiana.

Tutta da rifare invece l’altra favorita del mondiale, l’Argentina in cui non si capisce come possano restare in panchina HIguain e Dybala, il pareggio con l’Islanda è riduttivo. Per l’Islanda.

Il Perù perde una partita commovente da libro cuore in cui sbaglia un rigore e si divora decine di gol finoa de ssere beffato dai volponi danesi.

La Croazia invece è forse la nazionale più forte vista fino a questo momento, ottimi giocatori che comunicano a memoria come un orologio. La Nigeria ne esce praticamente annichilita.

Oggi debuttano Germania e Brasile, che quando non vincono ci manca poco. Stay tuned.