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C’è una cosa che nessuno dice riguardo al dolore: che non se ne va.
Il dolore è bastardo quando è fisico e vigliacco quando è nella mente.
Quello fisico ha più o meno una fine anche se, i traumi gravi lasciano sempre dei segni della loro presenza. Chiedetelo pure, se non ci credete, al vostro ginocchio rotto in una partita a calcio o allo stomaco uscito da una brutta gastrite quando cambia il tempo e sentite cosa vi rispondono.
Il dolore che lascia nella mente la mancanza di persone care invece no, quello proprio non se ne va mai.
Magari se ne sta nascosto dietro qualche remoto angolino per un sacco di tempo, poi al momento giusto… “Ciao, ti ricordi di me?”
E quando meno te l’aspetti, che sia per un libro per un film o per una scatola di ceci, senti che questa presenza sale decisa lungo la tua colonna vertebrale, le gambe formicolano, poi tocca alle braccia e poi prende la base del collo che diventa innaturalmente fredda. E infine puntualmente escono incredibilmente ancora le lacrime per quella persona che da tanto tempo non è più con te.
Il fatto che “il tempo cura tutte le ferite” è una puttanata e lo sappiamo fin dai primi confronti con il dolore. Le cose sono sono molto più complesse… così come è complesso raggiungere un nuovo equilibrio per la tua vita.
Migliaia sono le canzoni sul dolore, ma pochi sono riusciti a spiegare come stanno le cose come fa Luciano Ligabue con questo pezzo.
Quando tutte le parole / Sai che non ti servon più / Quando sudi il tuo coraggio / Per non startene laggiù.
Fin dalla prime righe capiamo che non è una canzone come quelle altre che parlano di dolore e di mancanza: le “parole che non servono” è il primo schiaffo di consapevolezza che ti arriva quando stai affrontando un lutto. Tutti ti dicono “mi dispiace tanto” e va bene che te lo dicano ci mancherebbe altro, non ce l’hai con loro per quello. Ma è inutile. Il dolore è tuo, e non puoi condividerlo.
Quando tiri in mezzo dio/ O il destino, o chissà che / Che nessuno se lo spiega /Perché sia successo a te.
Inevitabile, la prima cosa che cerchi è il perché. E come tutte le Domande con la D maiuscola, sai che non ha una risposta, né umana né ultraterrena.
Quando tira un po’ di vento che ci si rialza un po’/ E la vita è un po’ più forte del tuo dirle “grazie no”/ Quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà/ Sopra il giorno di dolore che uno ha
Liga deve rassicurarti calma ragazzo la vita è un po’ più forte. Non ci credi ancora, non lo puoi ancora accettare, ma fidati. Sembra un po’ il tempo che cura le ferite qui, giusto? Sbagliato. E infatti…
Quando indietro non si torna / Quando l’hai capito che / Che la vita non è giusta / Come la vorresti te / Quando farsi una ragione / Vorrà dire vivere / Te l’han detto tutti quanti / Che per loro è facile.
Indietro non si torna, scordatelo ragazzo, non sarà nulla più come prima, togliti quella fottuta speranza dalla testa. Prima era prima, ora è ora. Vivere sarà accettare la cosa (farsene una ragione) e (guarda caso) per gli altri è così facile, perché tu non ci riesci? Forse perché lo amavi di più?
Quando batte un po’ di sole dove ci contavi un po’ / E la vita è un po’ più forte del tuo dirle “ancora no”/ Quando la ferita brucia la tua pelle si farà / Sopra il giorno di dolore che uno ha
Sei uscito e sei andato al mare? Hai conosciuto una ragazza? Hai visto un bel film? È il sole che batte dove ci contavi un po’. Te l’aveva detto Liga, la vita è un po’ più forte del tuo non accettare che vada avanti senza chi ti manca. Solo un po’. È la una nuova pelle che si riforma. E fa male.
Quando il cuore senza un pezzo / Il suo ritmo prenderà / Quando l’aria che fa il giro / I tuoi polmoni beccherà / Quando questa merda intorno / Sempre merda resterà / Riconoscerai l’odore / Perché questa è la realtà.
Il cuore senza un pezzo ha un nuovo ritmo. La tua vita ha un nuovo equilibrio. Quello di prima è andato; perso per sempre, non ritornerà mai più, ma cominci a capirlo. Stai vivendo, i tuoi polmoni si riempiono, l’aria ti fa vivere. Ma l’odore della merda è sempre quello; anche senza chi amavi. E quella merda c’era prima e c’è ora. Fa tutto parte della realtà. Ora cominci a capire. Attento, non a dimenticare né tanto meno a non provare dolore. A capire.
Quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai “che or’è?”/ Che la vita è sempre forte molto più che facile / Quando sposti appena il piede, lì il tuo tempo crescerà / Sopra il giorno di dolore che uno ha.
Liga te l’aveva detto, la vita è forte. Non è facile.
Vivi e vivrai, respirerai, amerai, avrai figli o gatti, amanti, amici, mogli, multe, controversie, conti correnti, debiti, macchine, soddisfazioni, incazzature e soprattutto tanta merda da spalare. Poi dopo vent’anni, vuoi per una foto, vuoi, per una lettera, per una canzone o per quel film che non ti aspettavi rimandassero in onda proprio quella sera ed ecco che ricomincia… gambe che formicolano, colonna dorsale che sente come un ragno gigante che la sta scalando, le braccia cadono e la base del collo si raffredda perché ha cominciato a traspirare. Ed eccole puntuali le lacrime dovute a quel dolore vigliacco e nascosto che ti dice: “Sono ancora qui, non me ne andrò mai.”
Il giorno di dolore che uno ha (You Tube)
Le altre canzoni: