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Un luogo familiare come se fosse casa (Heimat).

Pubblicato il 5 Mar 2019

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Heimat
è una parola che non ha traduzione in italiano, dicono i Delta V. Ed è per questo che l’hanno scelta come titolo del loro ultimo album che segna il loro ritorno sulle scene dopo quasi dieci anni, perché è una parola sommatoria di tutte quelle sensazioni legati a tempi, luoghi, emozioni che ti fanno sentire a tuo agio come se fossi a casa.

Va beh, tutto molto bello, ora però mettiamo su il cd e vediamo un po’.

Vivo questa nuova lotta di classe /in un formato inedito/ in una vita minima/ dove gli ultimi e i penultimi / si sfidano e non vincono/ ma si contendono uno spazio di solitudine
E già cominciamo bene. Altro che la rabbia dei rapper di oggi contro i genitori radical chic, colpevoli di non averli menati abbastanza quando erano piccoli.

E i pomeriggi a studiare / a consumare il tempo, a crepare / guarda come corro / e tu giocavi da terzino, picchiavi i più bastardi/ e a cena si guardava sempre il telegiornale
Decisamente i Delta V  sanno di cosa stiamo parlando quando parliamo di un nostro Heimat, questo è chiaro.

Pagheremo caro, pagheremo tutto/  se mi son girata è stata mia la colpa/ che certe facce non le voglio più vedere/ che certa gente non la potrò mai capire
E tre. Siamo a tre canzoni che ognuna può essere un manifesto. Abituati agli album attuali quando dopo aver ascoltato la hit il resto è come un gesso che graffia la lavagna, non è male.

Non studio non lavoro non faccio sport
Non ci può essere un luogo piacevole senza un omaggio al passato, meglio se l’omaggio migliora l’originale. Non ce ne voglia il fantasma di Giovanni Lindo Ferretti (del simulacro odierno non ce ne frega nulla) ma la voce di Martina Albertini è più bella della sua.

E ricordare sempre che siamo partiti/ non importa quando, neanche il giorno/ che sono cose che puoi tagliare
Che poi l’importante è partire o per lo meno sapere che c’è qualcuno da qualche parte del mondo che sta partendo per un suo viaggio. Come Keruac o Guevara, giusto?

“…se penso alla fatica che ho fatto, alle crisi / al panico al mattino per cui un po’ morivo / solo adesso che ho capito / che sono migliore di tutte quelle parole spese
Ok cari Delta V, ditemi dove avevate messo la telecamera con cui spiavate la mia stanza. O forse aveva ragione il caro Lucio quando diceva che tutto il mondo c’è dentro con gli stessi problemi? Già, Lucio aveva sempre ragione.

Perché non prendi la borsa e andiamo/ faccio benzina e non guardiamo / che ora è, che giorno è, quando torniamo/ scusa
Cazzo. E’ quello “scusa” che ci frega sempre, perché hai voglia a dire, non ce la facciamo mai a partire. Ci frega il cuore o il cervello, ma qualcuno ci frega sempre.

“Aspetterò domani, aspetterò un segnale / qualcuno che alla radio dica che oggi stiamo bene” 
E siamo ad otto, dai fermatevi un attimo, Delta V. E’ un greatest hits, giusto? Non può essere un album nuovo di inediti. Cosa dite? Cosa vuol dire che il meglio deve arrivare?

E ti ho salvato sulle montagne/ quando ti eri perso/ e ti ho trovato nelle foreste/quando non sapevi tornare/ e ti ho protetto dalla luce e dal buio/ e ora posso solo continuare a camminare/ che il tempo guarisce ogni cosa/ domani sarò a casa/ mi tolgo i vestiti, mi sdraio sul letto/ basterebbe dormire/ chiudere gli occhi e non pensare/ ma poi sapere che posso ritornare“.
No vabbè, ma ‘sti dodici anni dove cazzo siete stati che ha smesso di suonare anche Guccini e ci avete lasciato in preda dei vincitori di Sanremo e di X Factor? Bastardi! Siete dei bastardi Delta V! sarebbe bastato un pezzo ogni anno di questi e la nostra vita sarebbe stata più accettabile.

E fra mille uomini stanchi, in mancanza di Dio/ senza nessuno che smetta di dirsi bugie/ cammino senza voltarmi/ e i giorni spesi a provarci
Lacrimuccia, è l’ultima canzone. Anzi no, c’è la bonus track. Non l’ascolto. No, non l’ascolto per dispetto… cazzo…dieci su dieci, neanche Michael Jordan dalla lunetta aveva queste percentuali.

Spengo il lettore, rimetto da capo il cd, appoggio la testa sul divano mentre i gatti fanno le fusa.
E’ heimat.