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Aspettando la fine del mondo: Il rinoceronte di Sumatra saluta e se ne va.

Pubblicato il 27 Dic 2018

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Chissà se era la 29807ma o la 30122ma? Non lo sappiamo, ma di certo anche in questo 2018 si sono estinte più o meno trentamila specie viventi, così come succede da qualche decennio. Oggi è stato dichiarato ufficialmente “estinto in natura” il Rinoceronte di Sumatra. Fate ciao ciao con la manina, non lo vedrete più.

La sesta estinzione di massa procede spedita e senza intoppo alcuno e… come? Vi sembra  brutto chiamarla “estinzione di massa”? E perché? Ahhhh ho capito, da bravi mediterranei di cultura cattolica avete un brutto rapporto con la morte e ogni parola che vi fa ricordare che la vita ha un termine così come ha avuto un inizio, vi da fastidio.

Allora per usare termini più scientifici diciamo che la defaunizzazione dell’Antropocene procede senza alcun intoppo. Ok? Del resto la fauna si intendono le bestie, giusto? E noi non siamo bestie, noi siamo sapienti uomini evoluti, anzi… l’apice di diamante dell’evoluzione, come diceva qualcuno che di Darwin non aveva visto neanche i disegnini. Ad ogni modo vi dovrebbe dar fastidio anche la parola “antropocene” che significa letteralmente “era geologica dell’uomo” visto che se qualcuno semmai se la ricorderà sarà di certo come un periodo di merda.

Dai diciamolo… punta di diamante dell’evoluzione, disegno intelligente del creatore, frutto delle contingenze, frammenti di dna portati da asteroidi rompiscatole che giravano per l’universo… andata come è andata non ci stiamo facendo una bella figura, suvvia! E su ragazzi, un po’ obiettività… va beh… ricominciamo con la solita autocelebrazione dai: i girasoli di Van Gogh, la 4a sinfonia di Bach, i riff di Keith Richards, lo spleen di Baudelaire, le scenografie di Kurosawa, gli scatti di Cartier-Bresson, le pennellate di Velasquez, i mostri di Stephen King, le lenti usate da Kubrik, il monologo di Rutger Hauer su Blade Runner… bravi! Davvero bravi cari Homini sedicenti Sapiens. Ma sta di fatto che il pianeta è fottuto.

Ve lo concedo, i peti e i rutti digestivi di un brontosauro non avevano una metrica da premio nobel, ok.  Però loro sono stati sul pianeta per 100 milioni di anni e lo avevano lasciato intatto. Credete che nel “giudizio cosmico”, semmai ne esista uno, vi assolveranno dall’accusa di aver distrutto la Terra in meno di 20mila anni (da quando siamo rimasti gli unici Homo del pianeta) perché porterete il vinile con “Stairway to heaven” in vostra discolpa?

Dato che quello che dovremo fare entro il 2025  per salvare una terra adatta alla nostra vita è così difficile da fare che tutti (o quasi) danno per scontato che non ce la faremo, possiamo provare a ragionare su come qualche alieno che capiterà per caso da queste parti, diciamo fra un cinque-diecimilamila anni,  potrà riconoscere i segni dell’antropocene. Di certo osserverà le grandi costruzioni che hanno modificato l’ambiente; come le immense dighe sui fiumi per creare bacini idrici, le costruzioni folli di Dubai, la Muraglia cinese. Poi se saggeranno il sottosuolo, troveranno enormi accumuli di materie plastiche e infine (in particolare nelle aree delle discariche delle grandi città) milioni di tonnellate di ossicini di pollo e di altri animali intensivamente allevati allo scopo di sfamarci.
Ecco, di quelli proprio gli alieni non sapranno capacitarsene, e si chiederanno “Ma erano pazzi questi umani?”