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About: Star Wars

Pubblicato il 19 Dic 2015

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Secondo gli ultimi dati 15.000 cittadini della Rep. Ceca hanno dichiarato nell’ultimo censimento di appartenere alla religione Jedi. Non sono soli, lo hanno fatto anche oltre 70.000 australiani, 21.000 canadesi, 53.000 neozelandesi e ben 390.127 inglesi (0,7% della popolazione, più degli ebrei e dei buddisti in quel paese).

Questo ci consente di affermare senza paura di essere smentiti che Star Wars ha trasceso la dimensione cinematografica e letteraria ed è entrato in modo prepotente nel nostro mondo reale.

Perché è successo questo? Probabilmente perché come pochi altri film ha saputo trasmettere un messaggio concreto di speranza e di profonda umanità.

Fin dal suo esordio nel 1977 il film ha mescolato la razza umana con tante altre razze viventi in una Galassia in cui le forme di vita sono infinite e in cui si passa da un estremo all’altro dei suoi confini con una facilità impressionante.

Non è nato dal niente Star Wars. Già undici anni prima Star Trek aveva lanciato un messaggio fantascientifico molto simile, ma non aveva dalla sua quella dimensione mistica che la fantomatica “Forza” dona all’universo di Star Wars. Anche se la serie di Rodenberry ha avuto la sua abbondante fetta di successo non ci sembra essere “trascesa” nel mondo reale come quella di George Lucas, forse questo è dovuto al fatto che la prima è più razionale mentre il misticismo della seconda trova un terreno fertile nell’emotività delle persone.

Diciamolo chiaramente: la “Forza” è quel dio che tutti noi vorremmo. Che si manifesti con i suoi messaggeri in concreto nella vita reale e che faccia capire agli scettici come Han Solo che è tutto vero e non un’invenzione di quattro furbacchioni per rubare il pollo al credulone.

Gli insegnamenti Jedi del resto sono semplici, semplici almeno quanto è difficile diventare uno Jedi. In buona sostanza, tutto quel che Yoda insegna a Luke Skywalker nel sistema di Dagobah (Episode V – L’impero colpisce ancora, forse il più riuscito di tutta la serie) è riassumibile in un (mai esplicitato in realtà): “fa il bravo, Luke”. Che poi dovrebbe essere l’unico comandamento di ogni religione che rispetti (cit. “A volte ritorno” di John Niven).

 

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Star Wars insomma gioca con le nostre corde parlando di buon senso e di misticismo, buttandola sul piano dell’eterna dicotomia Bene/Male che può apparire fin troppo banale a una prima lettura. Ma guardando con attenzione le cose sono più complesse. Questo vale in genere per tutte le serie fantasy da Tolkien in poi, ma se nella trilogia originale dobbiamo cogliere le sfumature che sbiadiscono i confini del Bene/Male (il terrore della galassia Darth Vader che uccide il vero cattivo della saga, Luke che non finisce l’addestramento Jedi per salvare i suoi amici, Lando Carlissian che tradisce Han Solo ma poi si riscatta ampiamente, la morale ambigua e dissacrante del droide D3BO), è palesato nella seconda trilogia (che nella linea temporale di Guerre Stellari è il prequel della prima). Su questa si è ormai detto tutto e il contrario di tutto; cerchiamo di aggiungere qualcosa con la speranza di non essere troppo banali.
La prima considerazione che ci viene da fare è che il mito di Star Wars ha avuto un solo grande nemico: Jar Jar Binx. Questo personaggio, odiato in modo pressoché universale dagli amanti di Star Wars e di cui restano oscure le motivazioni per cui Lucas lo ha voluto inserire (ha dichiarato di essersi ispirato Pippo… transeat), è davvero l’unico punto debole dell’episodio “La minaccia Fantasma” ma è un personaggio così fuori luogo e pesante che rende l’episodio quasi irrecuperabile. Fortunatamente Liam Neeson e Ewan Mc Gregor nel panni degli Jedi che sfidano il Sith cattivo Darth Moul riescono a recuperare una qualche credibilità. Forse Lucas voleva conquistare i più giovani ma ha davvero rischiato grosso, infatti poi ha azzerato le parti del personaggio nei due capitoli seguenti.

La seconda considerazione che ci sentiamo di fare è che fra l’uscita de “La minaccia fantasma” (1999) e l’episodio “L’attacco dei Cloni” (2002) ci sono stati gli attentato dell’11 settembre, il patriot act di Bush e l’operazione “guerra infinita”. Questo può far cogliere molte sfumature del personaggio di Anakin Skywalker nella sua trasformazione a Darth Vader, che nella scena clou de “La vendetta dei Sith” (episode III) arriva ad urlare ad Obi One Kenobi: “Chi non è con me è contro di me!”. Per non parlare dei poteri speciali del senatore Palpatine ottenuti e mantenuti con le unghie durante la guerra dei cloni e, soprattutto, un senato galattico che non può ricordare le nostre camere di discussione dei politici dopo i vari attentati quando si annunciava la soppressione dei diritti civili in nome della sicurezza e della guerra al terrorismo; con il senatore Organa che guarda esterrefatto l’entusiasmo dei suoi colleghi e commenta “È così che muore la democrazia, sotto scroscianti applausi”.
Tutto è complesso nella seconda trilogia, anche gli Jedi non sono dei santi, infatti è per colpa loro che Anakin si dirige verso il lato oscuro dato che per le loro assurde regole monastiche non accettano che un Jedi possa avere una compagna e quindi una famiglia.

 

 

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Arrivando ad Episodio VII che è il primo episodio della terza trilogia (usciranno nel 2017 Episodio VIII, nel 2019 Episodio IX, e saranno alternati da due spin-off nel 2016 e nel 2018), vorremmo dirvi tante cose… sui nuovi protagonisti Finn e Rey, su Han Solo e Leyla che sono invecchiati dei nostri stessi anni e non si vergognano di mostrare i segni del tempo, sul nuovo amabile e misterioso droide BB-8, sui nuovi cattivissimi Kylo Rey e Snoke.

Ma considerando che tanti ancora non l’hanno visto perché probabilmente aspetteranno le prossime feste natalizie per andare al cinema vi diciamo solo il voto: 8,3/10 . E via, visto che è Natale anche il giudizio complessivo: bellissimo, rispolvera le atmosfere della prima trilogia ma unisce a queste la maturità della seconda.